Genova. “Ho sempre difeso la squadra, senza lasciare indietro nessuno e accollandomi responsabilità di tutti. Se proprio qualcuno ha deciso che è il momento delle pagelle, dovrebbe almeno accertarsi di aver consegnato il compito. Credo che si verificherà facilmente che non sono gli assessorati alla Sanità e al Bilancio, che mi onoro di condurre, ad aver bisogno di un insegnante di sostegno. Ma altri forse sì“.
Le parole del governatore Giovanni Toti, affidate alle agenzie di stampa, fanno da preludio alla resa dei conti sempre più vicina per il centrodestra ligure dopo la spaccatura, con tanto di accuse di tradimento, maturata durante l’elezione del presidente della Repubblica. Spaccatura che si sta consumando inesorabilmente anche a livello regionale, benché al momento non sia formalmente in discussione la maggioranza che sostiene la giunta.
Quella di Toti è una replica alle critiche giunte da Lega e Fratelli d’Italia che lo hanno accusato di passare troppo tempo a Roma per curare i propri interessi di politica nazionale anziché le deleghe mantenute sotto la presidenza. “Ammesso e non concesso che i tempi di permanenza a Roma siano un’unità di misura, normalmente passo a Roma cinque giorni al mese e non alla settimana, per gli impegni legati alle attività di Regione con ministeri e altri enti – si difende il presidente -. Se proprio si vuole controllare il calendario, cosa che non ho mai fatto, consiglierei di verificare prima le presenze delle proprie delegazioni di giunta”.
Sulla composizione della giunta Toti si è detto “disponibile a discutere”, ma la scelta di mantenere sanità e bilancio nelle proprie mani era stata fatta “assieme a Rixi e Salvini nel 2020 in piena pandemia perché ritenevano utile dare un segnale importante alla sanità per contrastare meglio il Covid e per realizzare il Pnrr – ha ribattuto oggi il governatore in un’intervista al Corriere della Sera -. Fu la Lega a chiedere alla presidenza di farsi carico dell’assessorato perché insoddisfatta della precedente gestione leghista della sanità”. Gestione che faceva capo alla maroniana Sonia Viale, notoriamente sgradita all’attuale dirigenza del Carroccio.
E così ora la “verifica di maggioranza” chiesta dalla Lega e slittata alla prossima settimana rischia di diventare un’arma a doppio taglio: “Verificheremo, dati alla mano, l’efficienza degli assessorati. Quante delibere, quanti soldi impegnati, quante presenze in giunta, quanti incontri con gli stakeholder regionali, quante riforme tra quelle promesse ai nostri cittadini ognuno ha portato a termine. E se vogliono, anche quante ore passate in ufficio a De Ferrari”.
Non ci sono riferimenti particolari, ma di certo non è piaciuto l’atteggiamento di Alessandro Piana, vicepresidente della giunta e assessore all’Agricoltura, che ieri si è unito al gesto di protesta dei consiglieri leghisti usciti dall’aula mentre Toti era assente alla ripresa della seduta. “È venuto meno al suo ruolo istituzionale“, il secco commento apparso ieri in una nota della presidenza. Nella squadra di governo l’altro assessore leghista è Andrea Benveduti, uomo di fiducia di Edoardo Rixi e titolare dello sviluppo economico. Per Fratelli d’Italia ci sono Gianni Berrino e Simona Ferro, mentre tutti gli altri indossano la casacca arancione della lista Toti.
Intanto da parte degli “arancioni” è partita anche una “mobilitazione social” che hanno deciso di sostenere sulle loro piattaforme Giovanni Toti, dagli assessori della giunta ai parlamentari, in tanti hanno preso le difese del loro leader politico.