Genova. Il primo cast di Anna Bolena non ha fallito la prova. Gli interpreti sono il grande punto di forza di questo allestimento co prodotto da Teatro Carlo Felice e Teatro Regio di Parma. Un titolo che mancava da Genova da 150 anni, dal 1869 e in parte si può capire: non è certo l’opera più “facile” di Donizetti, non ha arie o melodie che restano nella memoria com’è capitato per altre sue opere più celebri. Proprio per questo motivo la scelta del Carlo Felice di puntare su grandi cantanti e una direzione esperta nell’esaltare il bel canto, quella di Sesto Quatrini, si è dimostrata vincente.
Il tormento di Anna Bolena, moglie di Enrico VIII, che viene ripudiata perché lui è ormai innamorato di Giovanna Seymour, amica e confidente di Anna, ha conquistato il pubblico, numeroso, della prima. Lunghi applausi al termine delle oltre tre ore e mezza di recita.
La trama. Il re Enrico VIII è sposato con Anna Bolena, ma è innamorato della damigella Giovanna Seymour.
Anna viene convinta dal fratello – Lord Rochefort – a incontrare Riccardo Percy, suo antico amore abbandonato per Enrico, da poco tornato a Londra dal suo esilio. Lo scopo è di rasserenarlo e impedire che commetta qualche pazzia guidato dall’amore per Anna.
Enrico sa che Anna e Percy provano ancora dei sentimenti reciproci e ne approfitta per accusare la moglie di tradimento, ripudiarla e poter così sposare Giovanna. Viene coinvolto casualmente anche Smeton, paggio segretamente innamorato di Anna. Lui confessa mentendo che Anna ha tradito il re, dietro la falsa promessa di Enrico di risparmiare la vita ad Anna.
Giovanna – seppur travolta dai sensi di colpa per aver messo in moto involontariamente il complotto ai danni di Anna – diventa la nuova regina.
Rochefort e Percy rifiutano la grazia del re, se non può usufruirne anche Anna.
Ormai uscita di senno, Anna Bolena viene condannata a morte insieme a Smeton, Rochefort e Percy accusati di aver preso parte al tradimento.
Ovazioni, in particolare, per Angela Meade, nei panni di Anna. Il soprano americano non ha deluso le aspettative in un crescendo di sicurezza sino al finale da manuale, ma accanto a lei sono stati autori di interpretazioni maiuscole sia Nicola Ulivieri nel caratterizzare lo spietato Enrico VII, sia Sonia Ganassi (una Giovanna Seymour che giganteggia, dilaniata dai rimorsi nei confronti di Anna), sia John Osborn in quelli di Lord Riccardo Percy, che ama Anna e le propone di tornare con lui (un timbro chiaro ed emissione quasi mai urlata). Bene anche Marina Comparato nei panni di Smeton, Roberto Maietta in quelli di Lord Rochefort e Manuel Pierattelli (Sir Harvey).
Il cast, sotto l’ottima direzione di Quatrini, è stato eccellente anche nelle parti d’assieme, numerose in quest’opera.
La regia di Alfonso Antoniozzi è stata puramente “di servizio” ai cantanti. Le scene e il design video di Monica Manganelli si sono limitate a una pedana rialzata, con le scale a creare movimento sul palco. Le atmosfere cupe di questa tragedia si sono riflettute nel legno con cui è stato fatto il tutto, nell’architettura del trono e dei quattro pannelli, nei costumi di Gianluca Falaschi (danzatrici velate in abito nero). Discutibile, anche se motivata nel libretto, la scelta di far recitare Anna Bolena in costume d’epoca, mentre il resto del cast indossava abiti novecenteschi. Anche la spada che Riccardo dovrebbe estrarre per minacciare di uccidersi diventa una pistola, più vicina ai nostri tempi. L’effetto è quasi straniante, con l’abito pomposo della protagonista accanto al vestito a sirena fatto di paillettes di Giovanna.