Genova. Alla vigilia dell’Epifania, come abbiamo raccontato su Genova24, le 90 famiglie di quattro caseggiati nel quartiere di San Teodoro si sono trovate improvvisamente senz’acqua. Un blitz in strada e l’intervento delle forze dell’ordine, in poche ore, ha portato Iren a riaprire i rubinetti, chiusi a causa di una grave situazione di morosità.
Un caso tutt’altro che isolato a Genova. Dove su circa 15mila condomìni che utilizzano la rete gestita da Iren sarebbero almeno 200 quelli che subiscono distacchi per rate non pagate. La stima non è ufficiale poiché si tratta di dati sensibili non comunicabili ma il problema è diffuso e in aumento, secondo Anaci, l’associazione degli amministratori di condominio.
“Iren è molto fiscale e da 5 o 6 anni, con gli ultimi cambi di management e governance lo è diventata ancora di più”, racconta Pierluigi D’Angelo, presidente genovese di Anaci. “Lavoro come amministratore da 55 anni e non ricordo, in passato, una tale difficoltà nel dialogare con la dirigenza dell’azienda, un tempo prima di staccare l’acqua aspettavano anche un anno e si cercava di trovare soluzioni, oggi dopo pochi mesi, se non viene pagato almeno il 50% del debito è impossibile attuare i cosiddetti piani di rientro. Non si può andare avanti così, si rischia un disastro“.
Il punto è che, da un lato, c’è una Spa quotata in borsa che deve rispondere agli azionisti con bilanci in salute. Dall’altro una popolazione sempre più impoverita dalla crisi – dovuta alla pandemia, ma non solo – e gli amministratori di condominio che – a causa del Covid – hanno sempre più difficoltà a incassare i pagamenti delle rate.
“Sono stati due anni complessi – continua D’Angelo – in base ai decreti gli amministratori hanno avuto la possibilità di rinviare l’approvazione dei bilanci dei condomìni ma questo ha portato a un accumularsi delle situazioni di debiti regressi e ora i nodi vengono al pettine, uno dopo l’altro”.
“Un tempo – continua il presidente di Anaci – erano soprattutto il ponente e Sampierdarena i quartieri maggiormente soggetti al problema dei distacchi idrici, oggi il fenomeno si sta allargando a macchia di leopardo ma certo le periferie restano un’area critica”.
Un’altra “novità” poco gradita a chi si trova senz’acqua – parliamo di comuni cittadini o lavoratori, ma spesso anche di anziani, disabili, famiglie con neonati, e per di più in un momento in cui l’igiene personale dovrebbe essere garantita – è che spesso accade di sorpresa.
Qualche anno fa Iren attuava il cosiddetto “cassettaggio” per avvertire gli inquilini di un edificio che l’amministratore non aveva pagato le rate attese e che quindi, a breve, l’acqua sarebbe stata staccata. Questo però non accade quasi più. Con conseguente aumento della tensione tra condòmini e azienda e tra condòmini e amministratori.
Amministratori che hanno in mano poche armi e spuntate. “Iren consente dei piani di ammortamento ma solo dopo che si sia versato il 50% del debito, inoltre è vero che dopo sei mesi di mancati pagamenti da parte di determinati proprietari morosi abbiamo il potere di far scattare un’ingiunzione ma si tratta di procedimenti estremamente farraginosi e lunghi, spesso si attendono anni, non mesi, prima di una citazione in giudizio o di un sequestro dei conti e nel frattempo le bollette vanno pagate, altrimenti restano a secco anche quelli che pagano”.
Intanto, sull’onda della notizia relativa a San Teodoro, il Pd ha presentato un’interrogazione a risposta immediata che potrebbe essere discussa già nella prossima seduta del consiglio comunale. A stilare l’articolo 54 è Alberto Pandolfo: “Come può verificarsi nel 2022, in epoca di pandemia, che venga sottratto un bene primario come l’acqua a decine di famiglie in un quartiere della sesta città italiana? Quali provvedimenti intende mettere in atto il Comune di Genova, azionista di Iren tramite Fsu, affinché episodi simili non si verifichino più?”, chiede il consigliere Dem.
Intanto, da un’indagine realizzata per Facile.it da mUp Research e Norstat, si evince che quasi 4,9 milioni di italiani hanno dichiarato di non aver pagato una o più rate delle spese condominiali nel periodo della pandemia, dal marzo 2020. Ovvero, la percentuale di italiani che hanno saltato una o più rate condominiali è pari al 20,1%.
In termini di importo non corrisposto, in media i condòmini morosi non hanno pagato 482 euro; va detto, però, che per più di 1 su 4 il debito è superiore ai 500 euro. Il 65% dei morosi ha saltato 1 o 2 rate, il 15% tre rate e circa uno su cinque ne ha saltate quattro o più.