Roma. Ennesima fumata nera a Montecitorio per l’elezione del tredicesimo presidente della Repubblica. Non ce l’ha fatta al quinto scrutinio Maria Elisabetta Alberti Casellati, proposta dal centrodestra: la presidente del Senato, già seconda carica dello Stato, si è fermata a quota 382 voti, molto meno dei 505 necessari. Le astensioni sono state 406, gran parte del centrosinistra e del M5s. Per Mattarella 46 preferenze, 38 per Di Matteo. Alle 17.00 si procederà alla sesta votazione.
“Alla luce di questo voto si deve lavorare per tornare tutti in aula e trovare una soluzione che il Paese fuori da questa piazza cominci a guardare con una certa insistenza”, ha commentato a caldo il presidente ligure Giovanni Toti -. Non credo che Draghi sia influenzato da uno dei molti voti per la presidenza della Repubblica. Credo che ora i leader della nostra coalizione debbano avviare un serio confronto con le altre forze politiche per trovare un nome che superi quota 380. Chiedo di sedersi a un tavolo e parlare tutti insieme. Spero che prima della chiama di questa sera i grandi partiti trovino il modo di parlarsi e soprattutto di ascoltarsi”. È una sconfitta per Salvini? “Non lo è per nessuno, lo è per il Parlamento se continuiamo a non trovare una soluzione”.
“Consideriamo la unilaterale candidatura della seconda carica dello stato, peraltro annunciata a un’ora dalla quinta votazione, un grave errore – avevano detto Pd, M5s e Leu al termine del vertice deitre leader –. Per il rispetto che si deve alle istituzioni, oggi esprimeremo un voto di astensione nella formula “presente non votante”. “Noi non partecipiamo a questo atto di forza – ha detto Conte -, a queste conte sulle cariche istituzionali. Noi non partecipiamo ad una conta, è una forzatura istituzionale, sono 3 giorni che lavoriamo ad un metodo che è anche difficile definire”.
Domani le votazioni si terranno alle 9.30 ed alle 16.30. In ogni caso, tra una votazione e l’altra deve restare una pausa di un’ora e mezza per la sanificazione dell’emiciclo.
Scintille Toti-La Russa
Scintille tra Ignazio La Russa e Giovanni Toti in Transatlantico, davanti ai giornalisti pochi istanti dopo la fine dello spoglio, caratterizzato da una cinquantina di franchi tiratori nel centrodestra. Lo riporta l’agenzia Ansa.”Hai già espresso la tua soddisfazione per il risultato, stai già festeggiando?”, saluta l’ex ministro FdI il Governatore ligure, con un sorriso che celava a stento grande disappunto. E Toti, impeturbabile, replica: “No, vi lascio spazio, vi lascio andare avanti…”. Quindi, pochi minuti dopo, sempre davanti ai taccuini dei cronisti, un secondo scambio molto acido tra i due, stavolta vicino agli ascensori del palazzo. Chi ha tradito? Viene chiesto sempre a La Russa: “Guardate tra i centristi e in Forza Italia”, risponde. A quel punto, casualmente, passa di nuovo Toti. I cronisti gli riferiscono l’accusa di La Russa: “Io sarei contento se avessi 70 parlamentari – ribatte il dirigente di Coraggio Italia – ma non è così”. Taglia corto La Russa, masticando amaro: “Infatti, ne hai la metà”.
Vazio (Pd): “Dal centrodestra grande irresponsabilità”
“Provare ad imporre un nome del proprio schieramento, anche quando non si hanno i numeri per farlo, soprattutto in un momento delicato per il Paese come quello che stiamo vivendo, è un segno di grande irresponsabilità. Senza dare giudizi sulla persona, candidare in questa situazione la seconda carica dello Stato, Maria Elisabetta Casellati, è cosa incredibile e sconcertante”. Lo dice in una nota Franco Vazio, deputato ligure del Pd e vicepresidente della commissione Giustizia della Camera.
“Il centrodestra aveva a disposizione 453 voti, la Casellati ne presi solo 382, segno che neppure i grandi elettori del suo schieramento l’hanno votata. Avevamo ragione noi. Serve un presidente super partes, con un profilo morale alto, che sia di garanzia per tutti e che sappia con saggezza prendere per mano il governo e il Paese, come in questi sette anni ha fatto Sergio Mattarella – prosegue Vazio -. Spero ora che anche i grandi elettori di centrodestra spieghino a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni che non si può inchiodare per giorni l’Italia per calcoli e interessi di parte. La soluzione è a portata di mano: nessuno però può pretendere di farcela da solo o di imporla con arroganza agli altri.
Mi auguro che nelle prossime ore la saggezza e la serietà prendano il sopravvento”.