Genova. Dopo il risultato dell’analisi sulla carcassa ritrovata presso lo svincolo del casello di Genova Est, a Staglieno, il clima è cambiato: la peste suina è arrivata in città, e il contagio potrebbe avere una dimensione molto più preoccupante di quanto si potesse sperare fino a qualche giorno fa, quando a morire del virus africano erano in apparenza solo cinghiali dell’entroterra.
La cosa che preoccupa maggiormente è che, visto dove è stata trovata la carcassa, la barriera delle autostrade non possa bastare a contenere gli spostamenti degli ungulati che si spostano scavalcando i tracciati passando nei varchi e sui monti attraversati dalle gallerie di A7 e A26. “Per questo motivo ho chiesto ad Autostrade per l’Italia di verificare ed eventualmente rinforzare le barriere autostradali – ha ricordato il vicepresidente di Regione Liguria nonché assessore all’Agricoltura Alessandro Piana – ma il ritrovamento di Staglieno potrebbe cambiare le carte in tavola”.
Sì perchè ad oggi siamo ancora in quella prima fase di monitoraggio spinto in cui si sta cercando di delimitare il fulcro del contagio vero e proprio, per provare eventualmente a restringere l’area dei divieti e concentrare gli sforzi in una zona più ristretta attorno al focolaio. Ma il sospetto è che al di là delle autostrade il virus sia già in circolazione: e vista la quantità di ungulati che da anni colonizzano il poco distante greto del Bisagno il timore è che tutta la vallata possa essere attraversata dal virus della peste suina.
“Ovviamente è la nostra maggiore preoccupazione di queste ore – sottolinea Piana – ed è per questo che ho dato indicazioni ad Asl di preparare una campagna di censimento e analisi di tutte le colonie di cinghiali del Bisagno da far partire già la prossima settimana”. Bisogna fare presto, infatti, perchè il rischio è quello di non poter escludere le aree urbane dalla zona rossa.
Nei prossimi giorni, quindi, operatori Asl, insieme alle guardie zoologiche di Regione Liguria potrebbero scendere nel letto del Bisagno con gabbioni e narcotizzanti per analizzare le famiglie di cinghiali urbani oramai residenti in pianta stabile nel torrente e poter capire se il virus è già in Val Bisagno. Ne basterà solo uno per cambiare il volto, in peggio, di questa emergenza.