Stop agli stop

Peste suina, la petizione contro il divieto di trekking: “Invece mettete in sicurezza gli allevamenti”

In poche ore raccolte già 6 mila firme: "Cinghiali, altri animali, lupi, coprofagi, mangiatori di carogne, continueranno a spostarsi e ad agire da potenziali vettori"

forestale

Genova. Una valanga di firme per rimuovere il divieto di trekking e lo stop all’accesso di fatto ai boschi e ai monti di Genova, resi off limits per cercare di contenere il propagarsi della peste suina. Questo è quello che sta accadendo a poche ore dal lancio di una petizione on line che chiede ai ministri Patuanelli e Speranza di cambiare rotta, tornando sui propri passi.

La raccolta firme è stata lanciata da Alessandro Valfrè, escursionista e attivista per l’ambiente: “È ragionevole supporre che la peste suina sia già ampliamente diffusa e che le carcasse note di animali contagiati non rappresentino che una piccola percentuale di quelli realmente infetti – si legge nel testo della raccolta firme – La via primaria di contagio avviene direttamente da animale malato ad animale sano e l’eventualità della trasmissione indiretta a opera dell’uomo rappresenta una possibilità molto remota e statisticamente insignificante, data la catena di eventi che dovrebbe verificarsi. Perché un escursionista diventi veicolo di contagio egli dovrebbe: pestare un residuo organico di cinghiale – portarselo a casa – usare quelle scarpe altrove e conseguentemente lasciare residui – poi un cinghiale dovrà andare a grufolare proprio lì e ammalarsi. É chiaro come questa catena di eventi rappresenta un veicolo di contagio statisticamente irrilevante rispetto alla trasmissione da animale ad animale sicuramente in atto.”

Le restrizioni liguri (e piemontesi) sembrano essere un primo intervento, per un problema però molto più grande: “È presumibile che la malattia sarà riscontrata a breve anche in altre aree. Quando questo accadrà la linea resterà quella di vietare le attività outdoor? Fino a dove? Il cinghiale é diffuso su tutto il territorio nazionale – continua la petizione – Fino a quando? L’eradicazione della malattia sembra a tutti gli effetti pressoché impossibile. Inoltre in Sardegna é presente almeno dal 1978 e é un dato di fatto che è stato evidentemente trovato un modo di convincerci mentre una eradicazione appare impossibile per motivi evidenti. Inoltre la peste suina é da tempo presente in molti altri paesi europei e in nessuno di essi è stato previsto un divieto completo delle attività outdoor, bensì provvedimenti mirati volti a contenerne la diffusione nell’ottica della convivenza con la malattia”.

E il pericolo per gli allevamenti?  “La filiera suinicola va protetta, a mio modesto parere, a livello di allevamenti: questi ultimi costituiscono un sito chiuso, isolato ed isolabile, da proteggere attraverso l’applicazione di rigide pratiche igienico sanitarie e controllando ciò che entra e esce dall’allevamento stesso”.

Gite e attività silvane come presidio di salute: “Garantire la possibilità di fare attività all’aria aperta é estremamente importante soprattutto nell’attuale contesto pandemico, Le attività immersive nella natura non comportano assembramenti e è scientificamente riconosciuto che giovano all’equilubrio psicofisico e alla salute di tutti, con particolare riferimento alle giovani generazioni”.

Ma non solo: “Nell’area in oggetto sussistono attività economiche (bar, ristoranti, campeggi, piccole imprese agricole che fanno anche vendita diretta, ecc.) che traggono dal turismo sostenibile il loro reddito e saranno pesantemente colpite dai divieti in essere, questo dopo il difficile periodo di lock down degli anni scorsi.  È evidente che l’ordinanza non può avere effetto sul comportamento della fauna: cinghiali, altri animali, lupi, coprofagi, mangiatori di carogne, continueranno a spostarsi e ad agire da potenziali vettori.  Alla luce di queste sintetiche considerazioni il provvedimento appare del tutto sproporzionato. Sono fermamente convinto che la sospensione della caccia mantenendo la possibilità di praticare camminate, nordic walking, trekking, corsa, ecc., rimanendo sui sentieri sarebbe un provvedimento più equilibrato e adeguato all’attuale situazione. Vi invito pertanto a rivedere l’ordinanza in oggetto garantendo alla cittadinanza la possibilità di fare trekking e altre attività similari nella zona in oggetto e nel resto del territorio nazionale”.

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