Genova. Potrebbero essere almeno tra i 16 e i 20 mila i cinghiali a rischio contagio e quindi potenzialmente oggetto di una corposa campagna di abbattimento selettivo che Regione Liguria potrebbe predisporre già nelle prossime settimane nel tentativo di contenere ed eliminare il contagio di peste suina che in questi giorni sta tenendo con il fiato sospeso tutta la provincia di Genova e tutto il settore degli allevamenti.
A dirlo l’assessore Alessandro Piana, insieme al presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, a seguito della prima riunione della task force aperta questa mattina per fronteggiare l’emergenza legata alla diffusione di questo virus, alla presenza alla presenza degli uffici regionali, dell’Istituto Zooprofilattico, dei Servizi Veterinari di Asl 2 e Asl 3, dei Carabinieri Forestali, di Anci Liguria, degli Ambiti Territoriali di Caccia di Genova e Savona. Abbattimenti ma non solo: entro un mese, insieme al piano di abbattimenti selettivi, sarà verificato il perimetro dell’area interessata, per capire se eventualmente possa essere ristretta o riformulata in qualche modo. “Gli abbattimenti potrebbero iniziare da 10 o 15 comuni maggiormente coinvolti – ha sottolineato Piana – sicuramente non partiremo dalle zone urbane. Saranno predisposte squadre apposite: si partirà da una zona più larga per poi stringere in quello che sarà valutato essere il nucleo del focolaio”. In tutta la regione la popolazione stimata di cinghiali arriva ad 80mila esemplari, a cui vanno aggiunte le migliaia piemontesi.
“Ringrazio tutti coloro che, sin da subito, si sono resi disponibili a partecipare attivamente a questo importante lavoro, rimboccandosi le maniche e proponendo soluzioni” ha aggiunto ancora Piana. “Dobbiamo attivarci subito per far sì che i nostri boschi non diventino fulcro di una pandemia che porterebbe allo sterminio di migliaia di animali e bisogna farlo in fretta, così da non creare ulteriori danni a chi, in questo periodo, dovrà subire decisioni preventive” ha concluso l’assessore regionale.
Nel frattempo, entro le prossime 36 ore, quindi o mercoledì o giovedì, Regione Liguria produrrà una sorta di vademecum interpretativo delle restrizioni attivate dal ministero, per chiarire a cittadini e comuni come comportarsi soprattutto nelle varie aree comprese dall’ordinanza ministeriale. “L’idea è quella di poter verificare e sbloccare l’accesso ai parchi urbani – ha sottolineato Toti – ovvero quelli recintati, come ad esempio i Parchi di Nervi mentre quelli non recintati probabilmente resteranno compresi nei divieti”.
“È opportuno sottolineare – aggiunge Angelo Ferrari, direttore generale dell’istituto zooprofilattico – che l’attività di monitoraggio è attiva da tempo, grazie alla quale il 5 gennaio è stato trovato il primo caso a Ovada. Attualmente siamo a quota 8 casi positivi su 50 capi testati”.
E prosegue: “Saranno pertanto fondamentali le prossime due settimane, perché ci diranno con precisone quale sia l’area effettivamente infetta. Abbiamo bisogno di tempo per conoscere questo virus di cui sappiamo ancora poco. Ma sappiamo che di sicuro non è un virus di origine sarda, verificheremo quindi se è di origine balcanica”.
E conclude: “Non eravamo impreparati a questa peste suina, eravamo invece pronti a pensare a un focolaio, ma non ce lo aspettavamo cosi presto. Al momento la situazione è sotto controllo, le cose cambiano se il virus facesse il salto da selvatico a allevamento”.
Regione Liguria, insieme a Camera di Commercio di Genova, inoltre, già nei prossimi giorni studierà come perimetrare l’area dei risarcimenti e dei ristori per tutte quelle attività colpite dalle restrizioni e come trovare delle eventuali deroghe: “Abbiamo chiesto ai ministri di pensare una serie di risarcimenti per le persone e le attività che subiranno i divieti – ha aggiunto Toti – e su come trovare i meccanismi per le deroghe. La speranza è che il focolaio sia circoscritto, avremo il quadro completo della situazione da qua ad un mese”.
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