Recensione

Open, la biografia di Andre Agassi diventa spettacolo al Teatro Modena

Lo spettacolo è in scena ancora per stasera a Sampierdarena

Genova. In parte lettura scenica, in parte spettacolo vero e proprio, Open – La mia storia è il titolo in cartellone ancora sino a questa sera al Teatro Modena (ore 19:30) per la stagione del Teatro Nazionale di Genova.

Difficilissimo portare sul palco l’omonima biografia-confessione di Andre Agassi (Einaudi, 2011) e l’Invisibile Kollettivo (Nicola Bortolotti, Lorenzo Fontana, Alessandro Mor, Franca Penone, Elena Russo Arman) dà voce e corpi a uno dei tennisti più noti e discussi di tutti i tempi che solo alla fine della sua carriera si è liberato di tutti i demoni che lo hanno accompagnato nel corso degli anni, derivanti da un assunto semplice ma quanto sorprendente: “Odio il tennis” ripete più volte Agassi nel libro.

Niente quinte, una scena scarna, caratterizzata da un telo bianco su cui vengono proiettati gli ultimi punti dell’ultimo match di Agassi prima del ritiro, lo spot della Canon in cui recitava lo slogan “L’immagine è tutto”, che lo segnò negativamente per moltissimi anni, un montaggio che riassume la storia d’amore, conclusa con un divorzio, con Brooke Shields, ma che all’occorrenza si trasforma, persino nel “drago sparapalle” inventato dal padre-padrone di Agassi per farlo allenare a diventare il numero uno fin da bambino.

Gli attori in scena interpretano tutti Agassi, uno alla volta, uno per capitolo della sua vita: l’infanzia, la “prigionia” alla Bollettieri-academy, la  l’incontro con il preparatore atletico e “vice-padre” Gil Reyes, il successo mai goduto sino in fondo, la caduta con l’assunzione delle metamfetamine, la ripartenza, il rapporto con il rivale di sempre Pete Sampras, l’ultima vittoria.

Efficace l’uso di cartoni che ogni volta vanno a comporre e scomporre l’immagine di Agassi nel tempo, rendendo tangibile la sensazione di smarrimento e ricerca di un’identità personale che il tennista ha acquisito probabilmente solo nel corso degli ultimi anni di carriera, quando è riuscito a conquistare la donna della sua vita: Steffi Graf, anche lei tennista e anche lei vittima di un padre-orco. Forse è proprio un riferimento più marcato a quanto lei sia stata importante per l’evoluzione dell’uomo-Agassi a mancare in questo spettacolo.

Invisibile Kollettivo ha virato sull’intento di rendere meno pesanti anche le parti più dure, puntando su alcune trovate teatrali che scatenano la risata, mettendo alla berlina alcuni personaggi come Bollettieri, lo stesso padre di Agassi e Sampras stesso.

Una scelta che vivacizza la resa sul palco con l’obiettivo, raggiunto (anche se non completamente), di dare all’ora e mezza di intrattenimento quel ritmo che Agassi imprimeva ai suoi match da abile ribattitore quale era.

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