Genova. Caldo e poca acqua: con temperature saldamente sopra la media climatica e le cumulate di pioggia più basse degli ultimi anni, l’inverno che stiamo vivendo è decisamente anomalo. Il suo non “essere ancora arrivato” sta iniziando a preoccupare il comparto agricolo e, ovviamente, gli esperti di clima che intravedono possibili conseguenze per gli equilibri idrici del nostro paese. E se non subentrasse una svolta meteorologica importante, presto potrebbero iniziare i problemi, con una prossima estate condizionata dallo spettro della siccità.
In pianura padana è già allerta per un prossima eventuale criticità. Secondo Coldiretti Lombardia il bacino del Po attualmente registra un -46% sulle riserve idriche. Un dato calcolato rispetto alla media del quinquiennio 2006/2010, con un livello dei fiumi decisamente inferiore rispetto alla stagione. Il Grande Fiume, il cui bacino disseta città, agricoltura e industria, ha le portate quasi dimezzate rispetto all’anno scorso, con un valore di appena 379,7 metri cubi al secondo. Il dato più basso degli ultimi 16 anni secondo l’Anbi (Associazione nazionale bonifiche irrigazioni).
Anche i grandi laghi del nord Italia sono più bassi di quello che dovrebbero. Il lago di Como che registra un -66% rispetto al livello stagione, l’Iseo il -33%, mentre nel lago Maggiore mancano all’appello 50 milioni di metri cubi. La causa principale è la scarsità di neve caduta fino a questo momento sulle Alpi, con precipitazioni sotto la media, nonostante un autunno decisamente turbolento.
Ma in Liguria e in particolare a Genova, qual è la situazione? La scarsità di precipitazioni sta caratterizzando anche l’inverno al di qua degli Appennini, con i primi due mesi invernali che hanno fatto registrare cumulate decisamente sotto la media. Grazie ai dati forniti dai tecnici di Arpal, possiamo osservare numeri molto chiari: a dicembre le precipitazioni su Genova hanno fatto registrare un dato medio di 67,4 mm di pioggia caduti a dicembre, praticamente la metà della media climatica di 113 mm. Gennaio ancora peggio con solo 17,1 mm contro i 122,9 considerati normali. Per ora il nostro inverno, quindi, ha circa 150 mm di cumulate in meno rispetto al solito.
“Una anomalia che calcolata su una distribuzione giornaliera arriva a 2 mm al giorno – osserva Andrea Lazzara di Arpal – Una situazione paradigmatica l’abbiamo registrata a Rossiglione, che dopo i valori record registrati in autunno, in questo gennaio ha raccolto solo 20,6 mm di pioggia“. Dati e tendenze che sempre più spesso si stanno verificando in tutta l’area tirrenica, con fenomeni precipitativi sempre più estremi ma concentrati in un brevissimo lasso di tempo che si alternano a lunghi periodi di ‘secco’. “Esistono stazioni di rilevazione che hanno valori che si possono considerare nella norma – sottolinea Lazzara – come Giacopiane che ha fatto 151 mm a gennaio, un valore in media con la stagione ma sicuramente non abbondante”.
Una anomalia, quella legata alle piogge, che va di pari passo anche con le temperature decisamente fuori stagione. “A dicembre abbiamo registrato 1,5 gradi in più di media, mentre a gennaio 2 – continua il tecnico Arpal – che sono valori che possono essere considerati non eccessivamente eccezionali, calcolando i flussi favonici che trasportano aria calda in quota mentre sulla costa rimane più fredda”.
Il problema però è come sempre la somma di tutti i parametri che abbiamo visto fino a qui. Il caldo e la poca acqua, anche se la “stagione della sete” è ancora lontana, possono portare ad avere condizioni critiche per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico del nostro paese. La Liguria, Genova in particolare può contare su riserve idriche importanti ma che in qualche modo risentono di questo contesto climatico particolare. Secondo i dati forniteci da Iren oggi nei nostri cinque invasi che fungono da serbatoi idrici abbiamo 34,4 milioni di metri cubi d’acqua, contro i 38,8 dell’anno scorso. All’appello mancano 4,3 milioni di metri cubi d’acqua, una quantità paragonabile alla capienza totale del lago Busalletta.
A pagar pegno sono soprattutto il Brugneto, che oggi contiene 21,9 milioni di metri cubi rispetto ai 25 dell’anno scorso, e il Val Noci sotto di circa 800 mila metri cubi, con una quantità registrata d’acqua oggi registrata di 2,5 milioni rispetto ai 3,3 del 2021. “Sono valori sicuramente non trascurabili ma non esiste al momento nessun allarme – ci spiegano da Iren – per quanto riguarda le riserve estive sono i mesi primaverili quelli importanti”. Ma se da Piacenza ci chiederanno ancora l’acqua potremo essere in grado di fornirla come gli ultimi anni per dissetare l’agricoltura di quei territori? Presto ovviamente per dirlo, ma se la Liguria e Genova sono messe meglio, il problema della scarsità idrica riguarderà tutti, come anche le soluzioni.