Contestazione

“Draghi vattene”, lunedì 31 gennaio manifestazione di protesta a Caricamento

Iniziativa "spontanea senza loghi, colori e bandiere" contro il "governo dei ricatti". Ma il premier non sarà in città

Manifestazione no green pass di sabato 23 ottobre

Genova. Una manifestazione di protesta dal titolo “Draghi vattene, il nostro Pnrr è contenuto nella Costituzione” contro “il governo dei ricatti” è stata organizzata a Genova per il 31 gennaio. L’occasione sarebbe dovuta essere la visita del premier per illustrare i contenuti del piano nazionale di resilienza nell’ambito di un tour nelle principali città italiane. Da quanto si apprende il presidente del Consiglio non ci sarà, ma l’appuntamento dei contestatori è comunque confermato dalle 15.00 alle 18.00 in piazza Caricamento. 

L’evento viene presentato come una “iniziativa spontanea” che “nasce dalla volontà dei cittadini, dalle associazioni e dei comitati territoriali che da mesi lavorano per combattere questo Governo, uniti in una giornata senza loghi, colori o bandiere con l’unico obiettivo di mandare un forte messaggio a chi ci sta vessando, vendendo il nostro Paese, la nostra cultura, calpestando i nostri diritti e la nostra libertà. In piazza quindi l’unico vero protagonista: il popolo”.

“I destinatari dell’invito a partecipare alla manifestazione – si legge in una nota – sono tutti i cittadini, senza distinzioni, che stanno vivendo tutto il disagio di aver rispettato, pazientemente, tutte le decisioni, anche imposte con inedita durezza, ma soprattutto, sopportato le conseguenze”.

“Una protesta ma anche proposta, cui ispirarsi, per una diversa visione di futuro per il bene del paese – prosegue il comunicato -. Una critica specifica a decisioni non coerenti con principi e valori costituzionali, di dubbia liceità ma soprattutto, aldilà di opinioni discutibili, insufficienti e inidonee a rappresentare una soluzione al problema pandemico ma capaci soltanto di aggravarlo e anzi, colpevoli di produrre: crisi economica, fratture sociali, discriminazioni, disoccupazione, chiusura di aziende, rincari vertiginosi, promesse parzialmente o totalmente disattese. Si sono presentati come i migliori, con le soluzioni in tasca, ma la verità è che hanno messo un sacchetto in testa alle imprese italiane e hanno limitato e condizionato aspramente la vita delle persone, arrivando addirittura a rinunciare a un diritto fondamentale, il lavoro”.

“Mentre altri Paesi, anche europei, stanno allentando la morsa delle restrizioni, perché nel nostro Paese si procede in diversa direzione? Cui prodest? In ragione dell’insuccesso conclamato, perché non si stanno valutando soluzioni alternative? Cui prodest? Troppe le domande inascoltate per dare ancora fiducia a questi governanti e pertanto un solo invito: andarsene“, concludono i promotori.

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