Contagi

Covid, nel carcere di Marassi 63 detenuti e 32 poliziotti positivi: l’allarme del sindacato

Pagani (Uilpa Penitenziari): "Continua ad aumentare vertiginosamente il numero dei detenuti positivi al virus"

carcere marassi

Genova. Nel carcere di Marassi si registrano 63 detenuti e 32 poliziotti positivi al coronavirus. A denunciarlo è Fabio Pagani, segretario generale della Uil Polizia Penitenziaria Liguria, che lancia l’allarme: “La corsa del Covid-19 non si arresta nelle carceri e, anzi, continua ad aumentare vertiginosamente il numero dei detenuti positivi al virus”.

A livello nazionale risultavano 2.625 i detenuti contagiati alle ore 20.00 di ieri, a fronte dei 1.982 della stessa ora del 13 gennaio scorso, per un aumento di oltre il 32% in soli quattro giorni. “Peraltro, continuiamo a riscontrare disallineamenti fra i numeri dei detenuti affetti da SARS-CoV-2 comunicati in sede territoriale e quelli indicati centralmente dal Dap, circostanza, questa, che ci fa temere che i positivi possano essere significativamente di più rispetto a quelli censiti a Roma”, spiega Pagani.

“Notiamo, inoltre, una possibile controtendenza con quanto avviene nel Paese: mentre fra la restante popolazione la propagazione del virus sembra da qualche giorno decelerare, fra quella carceraria continua ad aumentare in misura esponenziale”, prosegue il sindacalista

“Nonostante le nostre sollecitazioni siano sinora rimaste per lo più inascoltate e, magari, in queste ore l’attenzione della politica è catalizzata dall’imminente elezione del presidente della Repubblica, la quale, peraltro, per un gioco del destino, potrebbe coinvolgere direttamente le principali figure che dovrebbero occuparsi particolarmente dei problemi carcerari come il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, non possiamo rinunciare, neppure oggi a rivolgere a tutti e anche a loro l’ennesimo appello affinché si corra ai ripari prevedendo sia l’obbligo e la reale e non solo fantomatica dotazione di mascherine FFP2 per operatori, detenuti e quanti a qualsiasi titolo accedano nelle carceri, sia l’aggiornamento del protocollo di sicurezza sanitario, redatto quando si era ella prese con la prima sequenza del virus isolata a Wuhan e ormai inadeguato”, conclude Pagani.

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