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Emigrazione, consegnato a Mario Cresci il premio Lericipea ‘Liguri nel Mondo 2021’

La sezione Premio LericiPea "Liguri nel Mondo" nasce nel 1994 con il contributo determinante dell'allora assessorato al Lavoro ed Emigrazione di Regione Liguria.

mario cresci

Genova. È Mario Cresci il vincitore del premio LeiriciPea “Liguri nel Mondo” 2021. Il riconoscimento, assegnato dall’omonima associazione e Regione Liguria presso la Sala Cristoforo Colombo di via Fieschi 15, rende omaggio a un ligure, oggi settantottenne, che da più di mezzo secolo, attraverso le sue immagini fotografiche e la sua incessante ricerca artistica, riveste un punto di riferimento internazionale nel campo delle arti visive e maestro per ogni futura generazione.

“Ho sempre creduto che l’arte e la cultura non risolvano i problemi dell’umanità però aiutano a capire – racconta il vincitore Mario Cresci – Usare l’arte solo come evoluzione del proprio ego è paradossale, la trovo un vecchio modello che probabilmente deriva da come interpretiamo l’idea di “genius loci”. Credo che oggi la fotografia sia molto utile per la conoscenza e la formazione ma anche un’opportunità per allargare continuamente lo sguardo su problematiche che ogni giorno emergono nella nostra vita. L’arte è un potente mezzo di formazione, che non risolve da sola i problemi, ma può dare un contributo insieme agli altri saperi. È quello che cerco di insegnare ai miei studenti a cui ormai non faccio più delle lezioni strettamente accademiche”.

La sezione Premio LericiPea “Liguri nel Mondo” nasce nel 1994 con il contributo determinante dell’allora assessorato al Lavoro ed Emigrazione di Regione Liguria. E, dopo essersi limitata nei primi anni a premiare esclusivamente poeti liguri residenti all’estero, dal 2000 ha ampliato i propri orizzonti, cogliendo le istanze di contemporaneità pervenute da tutto il mondo. Oggi il premio è dedicato a tutti coloro ritenuti delle “eccellenze liguri”.

“La fotografia come opera d’arte e linguaggio di espressione. È questo che trasmettono all’osservatore gli scatti e le installazioni di Mario Cresci, che gli sono valsi il Premio Lerici Pea “Liguri nel Mondo” – spiega l’assessore all’Emigrazione di Regione Liguria Andrea Benveduti – Un riconoscimento che si innerva nella nostra tradizione e che, come Regione Liguria, abbiamo voluto fortemente confermare quale patrimonio storico e culturale”.

“Un momento importante per la nostra Regione, perché il Premio LericiPea “Liguri nel Mondo” pone una lente di ingrandimento sulle eccellenze del nostro territorio – afferma il sindaco del Comune di Lerici Leonardo Paoletti – La Liguria è una terra di poeti e di grandi intellettuali in tutti i campi dell’arte, del commercio e dell’industria. Giusto che il LericiPea si occupi di loro per valorizzare la nostra terra, fatta di luci e di colori unici al mondo”.

Motivazione
Da quando nel 1960 si diploma al Liceo Artistico di Genova, la vita e il lavoro di Mario Cresci si sono distinti per una ricerca artistica incessante volta a “piegare” le potenzialità dello strumento fotografico all’indagine e alla sperimentazione della realtà. La fotografia, nelle mani di Cresci, diviene un vero e proprio linguaggio costantemente in interazione con le diverse forme artistiche: disegno, pittura, scultura, audiovideo. Nel 1969, per la prima volta in Europa, il fotografo ligure realizza a Milano la prima installazione fotografica; gia’dai primi anni ’80 le sue “contaminazioni” divengono un punto di riferimento della cultura internazionale nel campo delle arti visive. Dal 91 al 2000 guida l’Accademia di Belle Arti G. Carrara di Bergamo, dedicandosi sempre con passione alla formazione e all’insegnamento e partecipa numerose volte alla Biennale di Venezia di cui memorabile quella del 1993 diretta da Bonito Oliva, in cui espone i Muri di carta, fotografia e paesaggio dopo le avanguardie, a cura di Arturo Carlo Quintavalle.

Fondamentale, il contributo dato all’Istituto Europeo del Design di Milano, all’Accademia di Brera, al NABA, all’Università l’Orientale di Napoli, all’ISIA di Urbino, all’Ecole d’Arts Appliqués, all’apertura verso prospettive ecclettiche ed inusuali, ma anche teso a dimostrare che il rapporto fra Arte e Società ha un impatto effettivo sulle dinamiche sociali.

Un’arte quella di Cresci sempre “in movimento”, vitale, presente, contemporanea, libera, a dialogo, anche, con l’evoluzione tecnologica di forme e materiali, che non ha mai smesso, tutt’ora, di cercare l’incontro con le generazioni più giovani in Italia e all’estero.

Indubbiamente diverso dai grandi fotografi italiani della sua generazione, a Cresci non interessano le città senza gli uomini, anzi la fotografia è per lui spesso una rappresentazione evocativa di “segni” antropologici. ll suo metodo di indagine è analitico, ma la risultante delle sue immagini è indiscutibilmente anche “poetica” e riteniamo, non casualmente!

Per sua stessa ammissione, la lettura di poeti come Baudelaire, Montale, Ungaretti e Alfonso Gatto (che Cresci ha conosciuto di persona), è stata importante per la sua esperienza creativa, così come la saggistica e la letteratura; in particolare proprio in questi ultimi anni della sua maturità artistica e di uomo, egli stesso afferma, “frammenti di letteratura entrano sempre più di frequente nel mio percorso. Penso che la fotografia sia un testo da leggere, proprio come una poesia, composta da molti frammenti, che compongono però un quadro unitario, anche se possono essere presi singolarmente”.

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