Il processo

Delitto di San Biagio, l’ex comandante del Ris Garofano ricostruisce la scenda del crimine ed esclude la partecipazione diretta di Simone

L'analisi del 'viaggio' delle macchie di sangue sulla maglietta: non sarebbero da "impatto diretto". Il tribunale esclude la perizia psichiatrica per Alessio Scalamandré

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Genova. Le tracce ematiche trovate sulla maglietta di Simone Scalamandré non sarebbero “da impatto diretto” e questo consentirebbe di escludere la partecipazione attiva del più giovane dei due fratelli all’omicidio del padre. Sono queste le conclusioni a cui è arrivato il generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma, chiamato come consulente dagli avvocati dei due ragazzi Nadia Calafato e Luca Rinaldi.

Garofano, ha simulato anche con un video il viaggio delle macchie di sangue nella stanza. Secondo il consulente, che ha portato come esempio anche un analoga analisi relativa al delitto di Cogne, si tratterebbe di macchie derivate dal “brandeggio” del mattarello utilizzato dal Alessio, reo confesso dell’omicidio. Il tutto unito agli spazi ristretti in cui si è svolto l’omicidio sembrerebbe confermare le affermazioni dei due fratelli: Alessio ha sempre detto che Simone non ha colpito il padre pur essendo per parte del tempo presente nella stanza ma la procura ha accusato entrambi di omicidio volontario in concorso, aggravato dal vincolo di parentela.

Nell’udienza di oggi pomeriggio il tribunale ha anche rigettato la richiesta di perizia psichiatrica chiesta dall’avvocato di Alessio Scalamandré Luca Rinaldi. Finiti i testimoni e i consulenti, il 7 febbraio ci sarà la discussione del pubblico ministero Francesco Cardona e degli avvocato della difesa che potrebbe eventualmente terminare il 14 febbraio. Poi la sentenza.

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