Monitoraggio

Coronavirus, in Liguria +57% di nuovi casi: nell’Imperiese l’incidenza più alta d’Italia

Il presidente della fondazione Gimbe lancia l'allarme: "Servono scelte tempestive e rigorose, i vaccini potrebbero non bastare"

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Genova. Con 861 contagi ogni 100mila abitanti è la provincia di Imperia a registrare in Italia la più alta incidenza settimanale di nuovi casi di coronavirus nella settimana 15-21 dicembre 2021: è quanto emerge dall’ultimo report della fondazione Gimbe. In Liguria si registra un incremento percentuale dei nuovi casi del 57,1% rispetto al periodo precedente, con 558 persone attualmente positive ogni 100mila abitanti.

Nelle altre province liguri i numeri sono alti ma non così drammatici: a Savona e dintorni 387 nuovi casi ogni 100mila abitanti, alla Spezia 312 casi, chiude Genova con 285 casi. Tutte ben oltre la soglia – ormai soprattutto psicologica – dei 250 casi ogni 100mila abitanti, quella che con le vecchie regole avrebbe fatto scattare immediatamente la zona rossa, mentre ora si guarda alla situazione degli ospedali: in Liguria, secondo il rapporto Gimbe, i positivi occupano il 22,9% dei posti in area medica e il 14,2% di quelli in terapia intensiva. Numeri che al momento valgono la zona gialla, ma che iniziano a pendere verso le soglie della zona arancione (rispettivamente 30% e 20%).

In Liguria il tasso di copertura delle terze dosi è di poco superiore alla media nazionale: 51,7% contro 51,2%. Lievemente superiore alla media anche la percentuale di chi ha completato il ciclo vaccinale (78,2% rispetto al 77,9%) e molto simile quella di chi ha ricevuto almeno la prima dose (80,9% contro 81%). Di fatto solo un ligure su cinque oggi non è mai stato vaccinato (compresi i non vaccinabili, cioè i bambini con meno di 5 anni).

Il presidente della fondazione Gimbe, NinoCartabellotta, lancia l’allarme: “L’impennata della curva dei contagi, la lenta e progressiva congestione degli ospedali, l’incertezza sulla reale prevalenza della variante omicron nel nostro Paese, i dati preliminari sulla sua maggiore contagiosità e le incognite sulla protezione vaccinale aprono scenari che impongono scelte politiche tempestive e rigorose, perché i vaccini da soli potrebbero non essere sufficienti a contrastare l’avanzata della variante, come già ribadito dall’Ecdc e dall’Oms”.

Per questo la fondazione ha presentato alcune proposte al Governo: tra queste introdurre immediatamente l’obbligo vaccinale per tutte le categorie di lavoratori a contatto con il pubblico e nel medio periodo per tutta la popolazione, accelerare la somministrazione delle terze dosi e le vaccinazioni nella fascia 5-11 anni, ridurre le tempistiche di somministrazione della dose booster (a 3-4 mesi dal completamento del ciclo vaccinale), innanzitutto per anziani e fragili, istituire l’obbligo di indossare una mascherina FFP2 nei luoghi pubblici al chiuso e sui mezzi di trasporto, allineare la validità del green pass rafforzato ai tempi stabiliti per la somministrazione della dose di richiamo, estendere l’obbligo del green pass base ai luoghi di ritrovo dove al momento non è richiesto (come centri commerciali, luoghi di culto), ma anche ridurre la capienza massima dei luoghi di aggregazione (discoteche, stadi, cinema, teatri), vietare lo svolgimento di grandi eventi pubblici per il Capodanno, incentivare lo smart working.

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