Primissimi calci al Finale, squadra della sua città, successivo periodo di apprendimento alla Sampdoria, squadra del suo cuore con la quale è stato lanciato.
Questo è Andrea Tessiore, il giovane classe ’99 che sta ben figurando in Serie C con la maglia del Latina, la nuova avventura per continuare il suo sogno.
Nelle giovanili blucerchiate lo abbiamo visto anche in televisione, fino a leggerlo tra i convocati in alcune partite di Serie A, dove poi si è sentito pronto ad affacciarsi nel mondo dei grandi, accettando la proposta della Vis Pesaro.
Dopo buoni risultati nelle Marche, ora si spera possa continuare a fare bene in terra romana: bellissimi posti e tanta cultura, ovviamente, ma quando la Liguria è lontana, come dice anche “Tex”, manca sempre.
Tessiore oggi risponderà ad alcune domande che ci permetteranno di scavare più a fondo, scoprendo uno dei talenti di cui può vantare la nostra Regione:
Andrea, dalle giovanili della Samp al professionismo della Serie C. Quali cambiamenti hai notato e cosa stai imparando?
“Ci sono molte diversità. Ormai è da quattro anni che gioco in questa categoria e un po’ mi sono abituato: nel settore giovanile si è ancora dei ragazzini con molte cose da imparare, mentre affacciandoti nei professionisti incontri giocatori con una carriera alle spalle che, ascoltando i loro consigli, possono insegnarti tanto”.
Come sei entrato in contatto con la Sampdoria?
“Ho partecipato ad un camp estivo in Val D’Aosta quando avevo 10 anni, dove alcuni dirigenti e allenatori della Samp mi hanno notato e mi hanno preso per giocare nei pulcini. Dopodiché ho fatto tutto il settore giovanile blucerchiato, fino ad essere convocato più volte da mister Giampaolo in Prima Squadra”.
C’è un ricordo blucerchiato particolare che ti ha colpito di più?
“Sicuramente la convocazione in Serie A contro il Milan a San Siro, uno degli stadi più belli del mondo secondo me, quando avevo solo 18 anni. A fine partita sono riuscito ad avere una maglietta di un giocatore del Milan, Montolivo. L’ho visto nel tunnel che ce l’aveva ancora e gliel’ho chiesta, ricevendo il suo consenso ma ad una condizione: dovevo dargli la mia. Io rimasi perplesso e gli dissi che non sapevo nemmeno di avere il nome dietro, ma lui si mise a ridere e insistette. Quella maglia è a casa mia e sarà un ricordo che mi porterò per sempre impresso”.
Com’è allenarsi con dei calciatori così importanti?
“Quando sei in Serie A cambiano di gran lunga i ritmi: devi stare sempre concentratissimo perché se no non stai al loro passo. Spero di poterci tornare e rimanere stabilmente in qualche rosa, sarebbe veramente bello.
Una buona esperienza a Pesaro e ora sei a Latina. Com’è nata questa opportunità e come ti stai trovando?
“Quest’estate sono stato chiamato da mister Di Donato, che ho avuto anche l’anno scorso a Pesaro. All’inizio ero ancora della Samp e dovevo andare in un’altra squadra, alla quale poi ho detto di no per poter venire qui. Mi sono subito trovato bene con tutti in una piazza con una storia importante, una delle motivazioni per le quali ho deciso di sposare questo progetto. Sto giocando tanto e sto cercando di aiutare i compagni il più possibile: siamo una squadra giovane ma con ottime qualità”.
Stai diventando una pedina importante della squadra. Con l’età decisamente dalla tua parte, cosa pensi ti manchi per arrivare a fare quello step in più?
“Quest’anno sto trovando continuità perché sto giocando molto. Penso che per fare lo step in più serva diventare sempre più costante: io sto lavorando molto sulla testa per essere al top ogni giorno e riuscire a dare sempre qualcosa in più”.
Qual è stato il momento dove hai capito che hai pensato di poter costruire una carriera da calciatore?
“Non c’è mai stato un momento preciso in cui l’ho pensato, sinceramente. Sono ancora molto giovane e posso fare tutto, come posso fare niente, sta a me. L’arma in più secondo me è divertirsi: io tutt’ora quando scendo in campo mi diverto come quando avevo 5 anni”.
Com’è essere così giovane e stare così tanto lontano da casa? Sappiamo del grande rapporto con tuo padre, di quando giocavate a pallone insieme quand’eri bambino.
“Posso girarci intorno, ma la distanza si sente: casa è casa. Io ormai vivo 4 anni lontano, ma fortunatamente quest’anno a Latina è venuta con me la mia ragazza, un grande punto di riferimento. Però è chiaro che mi mancano i miei genitori, i miei fratelli, mia sorella e i miei nonni, ai quali sono tanto legato e voglio un mondo di bene. Con mio papà ci sentiamo tutti i giorni, parlando di tutto e di più: mi segue tanto dandomi un sacco di consigli, cazziandomi quando c’è bisogno per crescere sempre di più”.
Qual è il sogno di Andrea Tessiore?
“Il mio sogno è fare questo lavoro il più tempo possibile, vivendomela tranquillamente dando il mio massimo per cercare di arrivare più in alto che posso, senza avere rimpianti”.
E cosa pensi di questo derby?
“Non penso nulla, spero solo vinca la Samp…”