Genova. Nonostante gli appelli, nonostante le iniziative e le proteste, da Roma tutto tace e la situazione dell’Archivio di Stato di Genova diventa giorno dopo giorno più precaria e insostenibile, sia per i lavoratori che a fatica portano avanti sia per i ricercatori che usufruiscono, o per lo meno vorrebbero usufruire, dei suio preziosi documenti.
E allora i ricercatori tornano alla carica, chiedendo al ministro “di battere il colpo”: “La chiusura dell’Archivio di Stato ha suscitato molto scalpore e per alcuni giorni le autorità e tutte le forze politiche locali e gli organi di stampa se ne sono interessati, sollecitando un tempestivo intervento del Ministero – scrive in una lettera aperta destinata al ministro Franceschini Andrea Lercari, studioso e ricercatore – La Direzione generale ha assicurato provvedimenti e l’attuale direttrice, arch. Ilaria Ivaldi, ha più volte evidenziato, anche in corrispondenze intercorse con lo scrivente, di avere fatto tutto quanto era in suo potere per mantenere in efficienza l’Istituto ma di non avere ricevuto il supporto necessario”.
“Di fatto l’Archivio ha ripreso a essere aperto al pubblico grazie al grande sforzo degli archivisti e del restante esiguo personale, ma naturalmente la ripresa, pur apprezzabile e apprezzata dai frequentatori della sala di studio, in queste condizioni, ha potuto ripristinare una situazione che vede in essere un orario di consultazione e un limite di unità archivistiche consultabili assolutamente insufficienti per chi deve effettuare studi scientificamente consoni, studiosi, ricercatori e docenti universitari, laureandi, dottoranti e liberi professionisti, come già più volte e da più voci denunciato“.
“Poiché molto spesso fatti eccezionali, come la chiusura dell’Archivio di Stato, suscitano una momentanea attenzione, ma dopo pochi giorni tutto cade nell’oblio – sottolinea – sono a chiederLe quali siano i provvedimenti adottati e quanto ancora dovremo attendere perché l’Archivio di Stato di Genova riprenda la tradizionale (e doverosa per un istituto culturale dello Stato) apertura quotidiana, da lunedì al sabato, con almeno due giornate di orario prolungato (dalle 8,30 alle 17,00) come chi lo ha frequentato per decenni ricorda”.