Genova. Le limitazioni al traffico sul viadotto di collegamento tra l’Elicoidale, la Sopraelevata e il casello di Genova Ovest sono state disposte “d’urgenza” e “in emergenza” da Autostrade nella serata del 31 ottobre: è quanto si legge nel verbale della riunione di questa mattina tra l’assessore Pietro Piciocchi, i tecnici di Autostrade e del Rina e i rappresentanti della ditta Tecne Engineering che ha eseguito i primi rilievi, documento di cui la redazione di Genova24 è entrata in possesso. Limitazioni che, secondo quanto deciso oggi, potrebbero includere anche nuovi divieti per i mezzi pesanti, nonostante il Comune li avesse revocati dopo poche ore.
“Era un intervento già previsto per la prossima settimana – aveva dichiarato Piciocchi la mattina del 1° novembre -. Non c’è alcun rischio di crollo. Si tratta solo di una misura precauzionale”. Proprio lunedì mattina, in effetti, era prevista una riunione per affrontare il tema, ma evidentemente l’esito delle ispezioni è parso abbastanza preoccupante da spingere Autostrade ad anticipare i tempi. Infatti, si legge nel verbale, “l’intervento di restringimento della corsia a scendere, effettuato in emergenza nella serata del 31 ottobre, è stato eseguito da Aspi con l’assistenza di una pattuglia di polizia locale, nell’impossibilità dell’intervento da parte di Aster, pur presente sul posto con il geometra Maffeo”.
Ma cosa ha spinto a prendere questa decisione in fretta e furia, poi “corretta” dal Comune che ha concordato il restringimento di carreggiata tuttora in vigore? A rispondere in riunione sono stati i tecnici di Aspi: i rilievi, eseguiti sia con un’analisi visiva mediante cestello su autogru sia con misurazioni a ultrasuoni, hanno evidenziato “importanti riduzioni degli spessori del traverso“. Gli esiti sono dichiarati in una mail del consulente di Aspi, l’ingegner Luigino Dezi, docente al politecnico delle Marche. Nel dossier ci sono anche varie fotografie delle sezioni danneggiate. Del resto anche le immagini che abbiamo raccolto noi parlano da sole: i portali d’acciaio, logorati dalle infiltrazioni, appaiono talmente corrosi dalla ruggine al punto di sfogliarsi.
Ma c’è di più. Durante il sopralluogo avvenuto stamattina si è evidenziato che non solo uno, ma “due/tre portali mostrano i segni della corrosione causata dalla caduta dell’acqua dal giunto longitudinale, acqua che tuttora sgocciola sulla sottostante piscina venutasi a formare nel tratto ferroviario tra le gallerie dirette al porto e al Campasso”. Inoltre “esistono anche due travi accoppiate, poste in corrispondenza dei giunti trasversali della carreggiata e a diretto contatto con l’impalcato” e “le sezioni ammalorate riguardano sia tali travi sia lo scatolare costituente il traverso dei portali che scaricano a terra tutto il peso dell’impalcato”.
Oggi i tecnici di Autostrade, Rina e Tecne Engineering hanno deciso di procedere a prelevare “talloni da sottoporre a prove meccaniche e chimiche per determinare il tipo di acciaio impiegato“. Da quanto ha riferito l’assessore Piciocchi gli esiti di queste analisi dovrebbero arrivare intorno a venerdì. Inoltre “si dovranno condurre ulteriori rilievi al fine di poter modellare al meglio le strutture portanti e verificarne le attuali capacità resistenti con i carichi effettivamente transitanti”. E sarà in base a questi risultati che si deciderà come procedere in futuro visto che “le possibili soluzioni non possono prescindere da un’analisi delle strutture attuali”.
Per il momento, in attesa del verdetto dei prelievi, rimane la riduzione da tre a due corsie che per fortuna non crea problemi al traffico. Ma, si legge ancora nel verbale, “da subito dovranno essere esclusi i transiti eccezionali, superiori alle 44 tonnellate”: per questi carichi scatta dunque la chiusura immediata del casello di Genova Ovest. In aggiunta, a seconda dei riscontri che emergeranno nei prossimi giorni, “si valuta la possibilità di indirizzare i mezzi pesanti in uscita dal varco portuale Etiopia al casello di Genova Aeroporto, riducendo così il transito sul raccordo ai soli mezzi pesanti in entrata e uscita dal carco portuale di San Benigno”. Infine “eventuali ulteriori limitazioni potranno imporsi a seguito delle ulteriori verifiche strutturali che saranno condotte”.
Molto probabile, in ogni caso, che al termine delle verifiche si debba aprire un nuovo cantiere visto che i tecnici riuniti al tavolo hanno già parlato di “scelte su quali strutture occorra progettare e realizzare per superare la criticità insorta”. Criticità emersa, lo ricordiamo, su un tratto di viadotto che rientra nella competenza del Comune ma sul quale Autostrade ha deciso di effettuare rilievi nell’ambito dei lavori del secondo lotto del potenziamento del nodo di San Benigno. Proprio su quel viadotto, infatti, converge la rampa che collega via Cantore alla Sopraelevata – in origine destinata alla demolizione, poi “salvata” grazie a una disastrosa simulazione di chiusura nel 2018 – che dovrà essere parzialmente ricostruita per adeguarla al transito dei mezzi pesanti.
Resta da capire come sia possibile che un problema così serio non sia mai venuto alla luce negli anni passati, nonostante le ripetute perizie che hanno riguardato la Sopraelevata dopo il crollo del ponte Morandi.