La risposta

Vesima, dopo la variante al puc i comitati si preparano alla mobilitazione: “Sconfitta di tutta la città”

La chiamata è destinata alle "forze civiche che si oppongono a queste logiche speculative"

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Genova. È stata approvata ieri durante il Consiglio comunale, la variante al PUC che consentirà l’edificazione a Vesima di nuove costruzioni residenziali in terreni sino ad oggi destinati ad uso agricolo. La variante era già stata contestata da comitati cittadini che denunciavano l’ennesima speculazione edilizia a danno del territorio del ponente genovese e che ora stanno serrando le fila per provare ulteriori iniziative in contrasto al progetto.

«L’approvazione della variante al puc da parte del Consiglio comunale, nonostante le contestazioni dei comitati di cittadini del ponente genovese, rappresenta una sconfitta per tutta la città – hanno dichiarato rappresentanti del Comitato per la Salvaguardia del Territorio La Vesima e Legambiente Liguria Onlus – La prospettiva di nuove edificazioni nelle ultime aree agricole rimaste, a partire da Vesima, nonostante le perplessità dei tecnici della Città Metropolitana di Genova e della Regione Liguria, il costante decremento della popolazione e la carenza di suolo fertile lungo il territorio costiero può solo incontrare la nostra totale disapprovazione».

Per tali motivi il Comitato cittadino, fa sapere, valuterà quali ulteriori azioni intraprendere insieme alle forze civiche che si oppongono a queste logiche speculative. Nelle scorse settimane il Comitato ha lanciato una petizione online https://www.change.org/genovavesima, raccogliendo in una decina di giorni oltre duemila firme, per bloccare la variante al piano urbanistico e per chiedere al Comune di realizzare i servizi minimi previsti dalla legge come l’allaccio all’acqua potabile, alla rete fognaria, rete alla del gas e alla rete del trasporto pubblico

Ma non solo: in una nota stampa Legambiente Liguria ricorda che “l’Unione Europe e le Nazioni Unite chiedono di azzerare il consumo di suolo netto entro il 2050, di allinearlo alla crescita demografica e di non aumentare il degrado del territorio entro il 2030”. Una richiesta che a Vesima sembra non essere ancora “arrivata”.

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