Genova. Le rose bianche nelle mani dei ragazzi che oggi sono maggiorenni e che dieci anni fa hanno vissuto la tragedia sulla loro pelle, perché oggi la loro compagna Gioia Djala non è con loro. E poi le note dell’Allelujah di Cohen, la partecipazione di centinaia di bambini che invece non erano nemmeno nati, e un piccolo ulivo che crescerà nel cortile della scuola per mantenere viva la memoria. Così Marassi ha ricordato stamattina le vittime dell’alluvione del 2011: esattamente dieci anni fa l’esondazione del rio Fereggiano ha sconvolto la vita di un quartiere e di una città, lasciando una ferita sempre aperta nel cuore di chi abita in questo territorio.

Una ferita che “non si chiuderà mai, non si potrà mai chiudere”, racconta Attilio Toffi, oggi 61 anni, marito dell’edicolante Evelina Pietranera, perché “è la scomparsa di una moglie, di una mamma di due gemelli, maschio e femmina, che a 18 anni appena compiuti l’hanno persa”. Resta un senso di ingiustizia? “No, la giustizia, vedendo anche altri processi, è stata fatta. Tre gradi di giudizio che hanno dato lo stesso esito. Noi non volevamo cose eclatanti, solo giustizia, cioè dare i nomi dei colpevoli. Che siano contenti o no a me non interessa”. Vedere tutti questi giovanissimi è un’emozione forte: “Questa è la generazione futura, quella che dovrà abituarsi a queste tragedie, al cambiamento del clima, alle inondazioni. Una di loro oggi sarebbe già maggiorenne”.

“È una vicinanza della città che fa piacere – aggiunge Marco Costa, padre della 19enne Serena che era andata a prendere a scuola il fratello Danilo, oggi 24enne -. Si vedono tante persone e questo apre un po’ il cuore perché tante volte siamo tutti presi dalla frenesia e non pensiamo a quello che è accaduto. Noi viviamo quotidianamente il nostro lutto ma è giusto che la città vada avanti”. Che cosa ha insegnato quell’alluvione? “La città ha capito che quanto c’è un’allerta bisogna stare attenti e lo hanno capito soprattutto le istituzioni che hanno la responsabilità di tutelare i cittadini perché i passato è stata data tanta responsabilità alle persone quando invece le persone non avevano responsabilità perché non conoscevano il rischio. Devono essere le istituzioni a essere presenti e a continuare a segnalare i rischi”.

Poi, alla confluenza tra via Fereggiano e corso De Stefanis, è stata rinnovata la cerimonia commemorativa con l’apposizione delle corone sotto la targa che dal 2012 riporta i nomi delle sei vittime. Presenti i loro familiari, i rappresentanti delle istituzioni, il console dell’Albania Giuseppe Durazzo che fin dai primi momenti è stato accanto alla famiglia Djala spazzata via quasi per intero dall’alluvione.

Rose bianche, canti e un ulivo: i ragazzi di Marassi onorano le vittime dell'alluvione del 2011

“Da quel giorno sono cambiate tantissime cose, non solo per le povere famiglie che hanno perso i loro cari, ma anche dal punto di vista dell’amministrazione che ha rivisto tutte le procedure di gestione degli allarmi – dice il sindaco Marco Bucci -. Nel 2015 è stata varata la nuova procedura, la mia amministrazione ha fatto tante cose nuove e ora abbiamo una procedura come si deve che lascia molto meno spazio alle decisioni dei singoli ma consente di fare le cose anche in caso di emergenza con procedure note”.

Oggi il Fereggiano è più sicuro grazie a uno scolmatore, ma l’attenzione, come ha ricordato il presidente del Municipio Massimo Ferrante, si deve spostare alla manutenzione di un territorio che resta molto pericoloso. “Abbiamo dato poca pubblicità ma abbiamo già fatto interventi su almeno sei rivi nell’alveo del Bisagno, perché bisogna mettere a posto non solo il torrente principale ma anche i rivi, che sono più verticali. I fondi ci sono, e alla fine dovremmo riuscire a metterli a posto tutti”.

“È una tragedia gravissima che ha colpito questa città e che ancora oggi è giusto ricordare – ha aggiunto il presidente ligure Giovanni Toti -. Ricordare chi non c’è più e cosa ha sofferto questa città ha spinto le istituzioni a reagire e oggi Genova è infinitamente più sicura. La foce del Bisagno è stata allargata in modo tale che, se anche arrivasse un’alluvione delle proporzioni di quelle del 1970, ancora più devastante di quella del 201, oggi probabilmente riusciremmo a passare senza danni e senza lutti. Questi 10 anni e questi lutti non sono passati invano e spero che questo possa in qualche modo mitigare il dolore per chi non c’è più e onorare il ricordo di chi ha dato la vita in quella tragedia. Il modello Genova, prima che con il ponte, è iniziato con quel grande piano di messa in sicurezza della città, con un lavoro congiunto e concorde delle istituzioni”.

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