Attacco

Rifiuti, la Lista Sansa punzecchia Bucci sulla scarsa raccolta differenziata

Candia: "Manca la volontà politica di differenziare i rifiuti". Siamo al 35%, dovremmo essere al 65%

rifiuti covid

Genova. Nel 2020, a Genova, la raccolta differenziata è stata del 35,4%. Il risultato peggiore tra i capoluoghi del Nord Italia (Milano supera il 60%, Torino il 50%). A sancirlo i dati pubblicati nel corso dell’Ecoforum Rifiuti 2021 di Legambiente. “Genova inchioda la media ligure al 49,6% e vanifica gli sforzi di tanti Comuni che invece hanno lavorato seriamente sinora”, fa notare la lista Sansa.

“Questo succede perché a Genova manca la volontà politica di differenziare i rifiuti – attacca la consigliera regionale Selena Candia -. Il Comune davanti a questo fallimento, cosa fa? Paga ogni anno centinaia di migliaia di euro di multe. Ora vuole passare ai cassonetti intelligenti, ma rischia di essere una scelta sbagliata. È infatti provato che quando la situazione è così disastrosa è meglio un periodo di raccolta porta a porta, che è più costosa, ma creando un contatto tra chi getta la spazzatura e chi la raccoglie cambia la mentalità di chi è poco sensibile a questo tema”.

Secondo gli obiettivi europei, i Comuni avrebbero dovuto raggiungere il 65% di raccolta differenziata nel 2012. Un dato che il sindaco di Genova Marco Bucci aveva promesso di raggiungere entro un anno dalla vittoria delle amministrative nel 2017. “Quello dei rifiuti è il tipico agire politico di Bucci: promette obiettivi irrealizzabili, alimenta una propaganda per far passare l’obiettivo come un risultato raggiunto, se la prende con tutti quelli che cercano di farlo tornare nel mondo reale accusandoli di ‘fare polemiche inutili’ – osserva Ferruccio Sansa, capogruppo dell’omonima Lista -. I genovesi devono conoscere questi numeri e sapere che per dati così bassi nella raccolta differenziata il Comune ogni anno paga delle multe salate alla Regione, e queste multe vengono in parte pagate con costanti aumenti della TARI per cittadini ed esercenti”.

“È ancora più grave che Genova continua a dimenticare che lo smaltimento non è l’unico metodo per gestire i rifiuti – aggiunge Selena Candia -. Il rifiuto migliore, infatti, è quello che non viene prodotto, per cui bisogna incentivare ogni pratica che riduca la produzione di spazzatura. Ovvero installare distributori d’acqua e fontanelle; favorire la nascita di negozi di prodotti sfusi; disincentivare la produzione di rifiuti usa e getta. Qui non sta capitando nulla di tutto questo: anzi, si moltiplicano i supermercati che sono il paradiso degli imballaggi. A Genova e in Liguria serve una terapia d’urto per i rifiuti. Una tariffazione puntuale, ovvero pago solo quello che produco di indifferenziato; una raccolta porta a porta o di prossimità; isole ecologiche; una maggiore attenzione alla raccolta degli ingombranti e dei Raee (rifiuti elettrici ed elettronici)”.

I dati di Legambiente oltre al flop di Genova hanno evidenziato anche alcuni esempi virtuosi. La provincia di Spezia, per esempio, supera il 70% di raccolta differenziata, molti Comuni superano l’80% e alcuni sfiorano il 90%. Dimostrando che per ottenere risultati ambiziosi bisogna innanzitutto volerlo, con un rapporto virtuoso tra le istituzioni, abitanti e associazioni del territorio che si occupano di educazione ambientale.

Il territorio spezzino – esempio virtuoso per la raccolta differenziata – deve però fare i conti con un’altra questione scottante nello smaltimento dei rifiuti, come ricorda il consigliere regionale della Lista Sansa, Roberto Centi, il progetto del biodigestore di Saliceti. “A Spezia per essere virtuosi nella differenziata veniamo penalizzati con il progetto di un maxi biodigestore che dovrà smaltire i rifiuti della nostra provincia e di tutto il levante genovese – attacca Centi -. In Regione, in Comune a Spezia, e in tutte le sedi possibili noi continuiamo a opporci a questo progetto che ha anche pesanti potenziali ripercussioni dal punto di vista dell’impatto ambientale a Saliceti e, più in generale, nella Valle del Magra”.

Per quanto riguarda Genova, la risposta della giunta Bucci arriva attraverso le parole dell’assessore comunale all’Ambiente Matteo Campora: “La nostra giunta è abituata a lavorare e a rispettare gli impegni presi: alla politica del dire, preferiamo quella del fare. E i numeri lo dimostrano: dopo aver sanato un buco di bilancio da 160 milioni di euro ereditato su Amiu, ora abbiamo pronto un piano di investimenti da 70 milioni di euro che ci porterà a raggiungere l’obiettivo del 65% che ci siamo posti e su cui stiamo già lavorando visto che la differenziata a Genova sta crescendo e va verso il 40% entro quest’anno. Inoltre, abbiamo avviato la realizzazione del primo impianto di trattamento rifiuti nella storia di Genova, una svolta epocale per la nostra città, che va a inserirsi nella strategia ambientale per altro già illustrata in un convegno, 4 anni fa, organizzato proprio dai Cinque Stelle, e che aveva ricevuto apprezzamenti dal professor Paul Connet, esponente di Rifiuti Zero. Memoria corta o differenze di vedute all’interno del Movimento? Dispiace assistere a una campagna di disinformazione da parte di alcuni esponenti politici come Sansa che, avendo fatto il giornalista nella sua vita precedente, dovrebbe sapere bene l’excursus sulle problematiche dei rifiuti a Genova e che dovrebbe anche essere informato dei riconoscimenti ottenuti da Legambiente sul riciclo della plastica, la scalata di Genova nella classifica delle città più green nel rapporto Ecosistema Urbano – passando dal 74esimo posto nel 2017 all’attuale 37esimo -, il primato di Genova per presenza di ecocompattatori e l’attestazione di Anci sull’innovazione messa in campo nella gestione dei rifiuti urbani nella nostra città. O forse Sansa pensa che anche Legambiente e Anci facciano propaganda? Genova, grazie alla nostra giunta, può finalmente vedere la luce in fondo al tunnel sulla raccolta differenziata e sull’implementazione delle politiche green con fatti concreti: lasciamo altri fantasticare su fontanelle e distributori sparsi in città, sperimentati in passato, senza lasciare traccia di risultati tangibili”.

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