Genova. “Si parla tanto di Genova bella, ma a noi pendolari che prendiamo il treno ogni mattina viene la depressione solo a viverla“. A scriverci è Francesca Campanella, residente di Granarolo che tutti i giorni scende fino ai binari della stazione di Genova Principe Sotterranea per raggiungere il Ponente cittadino dove lavora. E tutti i giorni, da 11 anni a questa parte, là sotto si presenta sempre lo stesso scenario di degrado: teloni fatiscenti (e maleodoranti, ci segnala) che chiudono alla vista il cantiere del nodo ferroviario.
“Sono tutti rotti, pieni di polvere, puzzano da matti, tutto è sporco e cola acqua ovunque – ci scrive Francesca -. Qui ogni cittadino e turista che si dirige a ponente attende il treno, deprimendosi a voce alta e chiedendo a chi ci si possa rivolgere per avere un po’ di decoro. Eppure basterebbe davvero poco a rendere l’ambiente un po’ più estetico e igienico. Basterebbe anche solo sostituire quei pannelli magari con dei cartonati pubblicitari e tenere un po’ più pulito”.
Quest’estate è stato chiuso l’accesso al binario 1 (su cui transitavano i treni locali diretti a Levante) ed è stato aperto invece il binario 2 (che funziona in direzione Ponente). I binari separati dai pannelli sono quelli che si collegano alle gallerie San Tomaso e Colombo, interessate dai lavori di potenziamento.
Stamattina, intanto, dopo le lamentele dei cittadini è stata fatta pulizia almeno sul pavimento. Inoltre, da quanto riferisce Rfi, è previsto che Cociv li sostituisca con una parete che dividerà l’area di stazione utilizzata dai viaggiatori con l’area del cantiere di realizzazione della galleria Colombo.
Una situazione in via di evoluzione, che però i viaggiatori continuano a vivere sulla loro pelle provando un disagio quotidiano. Oltre ai pannelli fatiscenti sui binari sotterranei, i tunnel pedonali della stazione sono una costellazione di impalcature, transenne, reti e aree interdette. Ciò che si chiede è semplicemente un po’ più di decoro: “Sui siti istituzionali si lavano tutti la bocca mostrando una città splendida ma è questa la quotidianità che vivono i genovesi, ed è deprimente“, conclude Francesca Campanella.