Genova. Per la corte d’appello genovese le valutazioni espresse dal gip Paola Faggioni nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere alcuni dirigenti di Aspi per l’inchiesta sulle barriere e fonoassorbenti non possono costituire causa di ricusazione sia perché si tratta di “fatti storici diversi” sia perché il giudice “non ha espresso valutazioni sulla colpevolezza o innocenza degli imputati in relazione ai fatti del procedimento Morandi”.
Ma i legali degli imputati insistono e andranno in Cassazione e l’udienza preliminare che comincia lunedì (con tre udienze a settimana fissate almeno fino a fine anno) potrebbe subire un nuovo stop o dover ripartire da zero con un nuovo giudice.
Nel caso in cui la Cassazione dovesse decidere diversamente dalla Corte di Appello di Genova , annullandone la decisione e rinviando indietro gli atti per una nuova decisione sulla ricusazione, tutti i provvedimenti presi nel frattempo dalla gup sarebbero nulli e dovrebbero essere ripetuti.
In particolare sarebbe nullo anche l’eventuale decreto di rinvio a giudizio disposto dalla gip alla fine dell’udienza preliminare poiché questo tipo di provvedimento è stato espressamente incluso da una recente sentenza delle sezioni unite della Cassazione tra quelli travolti dall’accoglimento della istanza di ricusazione.
Ma che cosa ha scritto il gip per spingere i legali degli imputati, a cominciare dall’ex Ad Castellucci, a chiederne la ricusazione perché avrebbe anticipato il giudizio?
Nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Castellucci, Donferri e Berti per il gip aveva ritenuto che “le indagini hanno accertato a carico di aspi e dei suoi dirigenti gravi condotte criminose legate a una politica imprenditoriale volta alla massimizzazione dei profitti mediante la riduzione e il ritardo delle spese necessarie per la manutenzione a scapito della sicurezza pubblica, dalle indagini è emerso un quadro desolante in cui è emersa l insicurezza della rete autostradale sia con riferimento ai viadotti che alle gallerie”.
E, rispetto ai singoli imputati, la gip aveva scritto “Donferri avrebbe condotto le sue attività con spregiudicatezza e allarmante indifferenza verso la prioritaria finalità della sicurezza pubblica”.
Castellucci viene definito dal giudice come “personalità spregiudicata incurante del rispetto delle regole anche a scapito della sicurezza collettiva” e di Berti la giudice scrive che “nei giorni immediatamente successivi al crollo del Morandi cancellava le chat scambiate con Donferri segno della sua consapevolezza degli ammaloramenti dei cavi del Morandi”.
Tutte valutazioni inevitabili per motivare l’applicazione di misure cautelari in quel procedimento, ma che secondo i difensori rappresenterebbero un’anticipazione del giudizio per il caso del Morandi. E la Cassazione potrebbe dar loro ragione.