L'operazione

‘Ndrangheta, la Dia sequestra due milioni di euro a un imprenditore residente a Genova

Il sequestro ha riguardato 4 società edili e immobiliari, 21 fabbricati e 13 terreni tra Genova Cittanova (RC), Bardi (PR) e Bardineto (SV),

Direzione investigativa antimafia DIA

Genova. Beni per circa 2 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Dia a un imprenditore residente a Genova ma originario di Cittanova in provincia di Reggio Calabria. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Gaetano Paci.

Oltre ai conti correnti e alle posizioni finanziarie dell’imprenditore, i sigilli sono stati applicati a 21 fabbricati e 13 terreni che si trovano in provincia di Genova, a Cittanova, a Bardi (Parma), e a Bardineto (Savona).

L’uomo, A.R., era stato arrestato nel luglio del 2016 nell’ambito dell’inchiesta “Alchemia” ma è stato assolto dall’accusa di essere partecipe della cosca Raso-Gullace-Albanese. Su quella sentenza, emessa dal Tribunale di Palmi nel luglio 2020, pende l’appello della Procura della Repubblica e il processo di secondo grado deve essere ancora celebrato.

Nonostante l’assoluzione in primo grado tuttavia il Tribunale di Reggio Calabria, su proposta della Procura reggina, a seguito delle approfondite indagini patrimoniali della D.I.A., ha comunque emesso il provvedimento di sequestro ritenendo il soggetto comunque caratterizzato da una pericolosità sociale qualificata in quanto indiziato di appartenere all’associazione mafiosa di Cittanova, ed in particolare all’articolazione ramificata in territorio ligure, dove da tempo la cosca risulta radicata e da dove mantiene uno stretto collegamento con la sede di origine.

Il sequestro ha interessato l’intero capitale sociale e patrimonio aziendale di 4 società, operanti nel settore edile ed immobiliare, 21 fabbricati e 13 terreni, siti in Genova e provincia, Cittanova (RC), Bardi (PR) e Bardineto (SV), conti correnti e posizioni finanziarie per un valore stimato di circa 2 milioni di euro.

Il risultato rientra nel quadro delle attività operative finalizzate all’aggressione delle illecite ricchezze acquisite e riconducibili, direttamente o indirettamente, a contesti delinquenziali, tutelando così la parte sana dell’economia nazionale.

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