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Miracoli Metropolitani: al teatro Modena un ironico e feroce scorcio della società di oggi

La recensione dello spettacolo in scena sino al 28 novembre

Genova. Un’altalena di risate e schiaffi (metaforici) per il pubblico di Miracoli Metropolitani, il nuovo spettacolo di Carrozzeria Orfeo in scena sino a domenica 28 novembre al Teatro Modena di Sampierdarena (ore 20:30, giovedì ore 19:30, domenica ore 16). La produzione vede unire le forze il Teatro Nazionale di Genova, Marche Teatro, Teatro dell’Elfo, Fondazione Teatro di Napoli-Teatro Bellini, in collaborazione con La Corte Ospitale-residenze artistiche. Un gruppo sostanzioso per una messa in scena che vede sul palco sette attori e un allestimento scenografico realistico e molto funzionale a ciò che accade sul palco (scenografia e luci di Lucio Diana).

Le risate sono scatenate da un linguaggio politicamente scorretto, una boccata d’ossigeno nell’epoca in cui basta una parola sbagliata per essere crocifissi, dai paradossi della nostra società che il testo di Gabriele Di Luca (che cura la regia insieme a Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi) ha saputo rendere così bene, dal cinismo di cui sono ricchi tutti i personaggi. Gli schiaffi arrivano allo spettatore in qualità di cittadino inerte di fronte a ciò che accade attorno a lui, incapace di prendere posizione a livello personale. Una scrittura che lancia un messaggio molto politico.

La trama: Mentre all’esterno le fogne, ormai sature di spazzatura e rifiuti tossici, stanno lentamente allagando la città, in una vecchia carrozzeria riadattata a cucina, specializzata in cibo a domicilio per intolleranti alimentari, si assiste alla distruzione di una “famiglia allargata”: Plinio (Federico Vanni), una volta chef stellato, detesta i cibi precotti e liofilizzati che è costretto a preparare; sua moglie Clara (Beatrice Schiros), ex lavapiatti e con il telefono sempre in mano, convinta che le storie su Instagram possano farla entrare nel mondo dei ricchi; Igor (Federico Gatti), figlio di Clara e figliastro di Plinio, autorecluso ormai da mesi nella propria stanza e ossessionato da un videogame sulla guerra, Affonda l’immigrato. In cucina lavora anche Hope (Ambra Chiarello), una misteriosa e aggressiva lavapiatti etiope. A fare le consegne Mosquito (Aleph Viola), un carcerato aspirante attore costretto ai lavori socialmente utili e l’invisibile Mohamed, professore universitario in Libano, e rider sottopagato. A completare il quadro tragicomico quanto amaro della storia, c’è Cesare (Massimiliano Setti), un aspirante suicida che casualmente entra a far parte della “squadra” e presto si affezionerà in modo tenero quanto morboso al problematico Igor.
Come se non bastasse, presto si unisce alla famiglia Patty (Elsa Bossi), la settantenne madre di Plinio, ex brigatista, latitante e femminista convinta, che dopo aver speso la vita ad aiutare i popoli di mezzo mondo nella lotta contro le dittature di destra che li opprimevano, è ora tornata in Italia per combattere la sua ultima battaglia: a causa dell’emergenza fognaria il governo è stato costretto a emanare un decreto di sostegno per le fasce più deboli della popolazione, ma ecco che quando tra i beneficiari vengono inclusi anche gli immigrati, violenti gruppi di destra iniziano a perseguitarli e ucciderli impunemente al grido di “Prima la Patria.” Si arriva in poco tempo alla costituzione di un nuovo governo dai chiari richiami fascisti.
I punti di forza di Miracoli metropolitani sono il ritmo forsennato soprattutto nella prima parte di spettacolo e l’affiatamento degli attori, oltre che la loro capacità di “mangiarsi” la scena (per usare un termine culinario). I dialoghi serrati rendono il tutto una macchina perfetta.
Il testo, scritto prima del Covid, sembra quasi aver anticipato ciò che si è vissuto in tempi di pandemia in cui l’umanità è quasi stata costretta a chiudersi sempre più in se stessa, implodendo, incapace di esprimere sentimenti o di superare traumi. Non menzioniamo nessuna prova attoriale in particolare, perché tutti e sette ci hanno conquistato.
Non ci sono buoni o cattivi nello spettacolo di Carrozzeria Orfeo, solo personalità che sembrano soccombere a tutto il male dentro e fuori di loro. Quali sono allora i miracoli metropolitani del titolo?
Non ve lo sveliamo per non rovinare la sorpresa.
Curiosità: ogni spettatore può approfondire ulteriormente scansionando il qr code sul cartoncino che viene consegnato all’ingresso.

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