Genova. Terminata l’allerta meteo, per la Val Bisagno è arrivato il momento di fare la conta dei danni provocati dalla rapida ma intensa ondata di maltempo che nel giro di poche ore di pioggia ha creato allagamenti, frane, crolli e criticità di ogni genere. Una situazione purtroppo a cui la valle è abituata, ma che ogni volta lascia l’amaro in bocca. Insieme al fango, che arriva nonostante le “grandi opere” di mitigazione.
“Non possono bastare – sottolinea il presidente del Municipio IV Media Val Bisagno, Roberto D’Avolio, al termine di 24 ore lunghissime, passate a raccogliere segnalazioni, verificare situazioni e fare sopralluoghi in lungo e in largo in tutta la vallata – non può bastare perchè oltre alle grandi opere il nostro territorio ha bisogno di tanti interventi di messa in sicurezza dei versanti e, soprattutto di una manutenzione costante dei territori e delle opere di regimentazione idraulica spesso dimenticate”.
Il pensiero va al collettore di via Lodi, che come abbiamo visto ieri, essendo totalmente intasato dai detriti non ha retto la piena del torrente, il Figallo, che di fatto è esondato portando il suo fango a allagare ancora una volta negozi e condomini della piazzetta San Sebastiano. “La manutenzione deve essere ‘costruita’ insieme ad una progettualità di micro interventi di gestione dei tanti rivi che alimentano i torrenti più importanti che sappiano gestire fenomeni sempre più intesi nel rispetto del delicato equilibrio di questa terra così martoriata da questa urbanizzazione selvaggia che ci è rimasta sul groppone”.
In altre parole non c’è solo il Bisagno e il Fereggiano, ma tanti piccoli torrenti capaci di diventare grandi e potenti, con le conseguenze che conosciamo, come il Geirato e il Veilino, i cui bacini idrici sono composti da una miriadi di piccoli rivi: le immagini che Genova24 ha raccolto in queste ore, con muri che davano acqua e fango praticamente su tutte le strade che abbiamo attraversato lo testimoniano.
Ma se si parla di come fare, il fiume in piena questa volta diventa il presidente D’Avolio, che senza mezzi termini lancia un messaggio chiaro alla amministrazione centrale: “Non abbiamo bisogno di giostre volanti, e non bastano le grandi opere faraoniche buone per tagliare dei nastri – si sfoga – la Val Bisagno ha bisogno di cura e risorse certe, dedicate su una progettualità costruita grazie a chi il territorio lo conosce”.
Non lo dice, ma si capisce: il centralismo scelto dalla giunta Bucci sulla gestione dei municipi va nella direzione contraria a quello che potrebbe servire. “Si devono accelerare i tempi di intervento e stanziare più fondi per i quartieri – sottolinea D’Avolio – a Sant’Antonino sono 7 anni che aspettiamo che si sblocchino gli inteventi, a fronte di fondi già accantonati e progetti già pronti. E gli esempi potrebbero essere tanti. Non è possibile che due ore di pioggia, anche se intense, riducano in questo stato la città. Ci sono persone che continuano a subire danni a negozi e case, e la risposta del comune non arriva. Ma poi a rappresentare le istituzioni ci siamo noi presidenti e consiglieri municipali che ogni volta ci mettiamo la faccia per mancanze altrui. Questo non è più tollerabile“.
“Ci sono tanti progetti per la captazione delle acque e per la regimentazione dei rivi. Dateci un milione di euro, datecelo subito – rilancia – e metteremo subito in campo tutta la nostra conoscenza del territorio per iniziare queste piccole ma fondamentali opere di mitigazione del rischio, non possiamo più aspettare, il momento di intervenire è adesso”