Il caso

Lodi offesa sui social, gli haters chiedono scusa ma il Pd attacca: “Grave il silenzio di Bucci”

Il procedimento penale si è concluso stamani con le scuse pubbliche e una transazione simbolica. La consigliera: “Troppo spesso non si denuncia perché ci si sente sole"

Genova. “Testa di melone”, “A pulire i cessi”, “Portasfiga”, “Mangiapane di sinistra” e altri epiteti sono il motivo per cui sei uomini (A. C., G. D., M. D., W. G., S. M. e G. P. V.) questa mattina hanno dovuto chiedere pubblicamente scusa a una donna, Cristina Lodi, consigliera comunale del Pd, che tre anni fa fu presa di mira da loro – sostenitori di Marco Bucci – sulla pagina facebook del sindaco. In realtà gli imputati per diffamazione aggravata dal mezzo social erano sette ma uno nel frattempo è deceduto.

Il procedimento penale si è concluso questa mattina di fronte al giudice monocratico di Genova Lovesio. I sei imputati hanno fatto pervenire lettere di scuse personali sottolineando come “non fosse mia intenzione ledere la sua reputazione”, “il mio commento voleva essere solo una critica”, “intendevo esprimere un mio giudizio di natura prettamente politica”, “mi rammarico di essermi lasciato andare ad una battuta infelice e sgradevole”, “sono a rassegnarLe le mie scuse per i fatti oggetto del procedimento penale”. Inoltre hanno pagato 500 euro di transazione economica simbolica ciascuno nel confronti della persona offesa che ha quindi rimesso la querela.

“Dopo tre anni forse la giustizia è arrivata, – ha commentato Cristina Lodi – le persone che mi hanno oltraggiato hanno posto formalmente davanti al giudice le loro scuse e hanno offerto un risarcimento economico simbolico. Ho rimesso la mia querela e l’ho fatto perché credo che questo sia un primo passo, un segnale, accogliendo le scuse come un elemento significativo e importante. Auspico maggiore attenzione sul rispetto delle cariche politiche e mi auguro di non dovermi ritrovare in situazioni analoghe in futuro, invito tutti a denunciare sempre anche se capisco che tanti, e tante, non lo fanno, non è semplice, è costoso, spesso ci si sente sole ma è importante non lasciare che queste cose accadano“.

“Oggi viene riaffermato un principio importante – dichiara il capogruppo del Pd a Tursi Alessandro Terrile –  gli insulti e gli attacchi personali non hanno nulla a che fare con la dialettica politica. E chi li proferisce è tenuto a chiedere scusa e a risarcire l’offesa. Siamo vicini a Cristina Lodi, e continueremo a praticare la linea della massima fermezza contro la degenerazione del confronto civile e democratico. Sarebbe un bel segnale che almeno su questo punto ci fosse condivisione unanime di tutti partiti e di tutte le istituzioni, a partire dal sindaco”.

Perché uno dei punti chiave di questa vicenda è stato, appunto, il silenzio del primo cittadino. Ieri la solidarietà a Cristina Lodi era arrivata dal presidente del consiglio comunale Federico Bertorello, della Lega, a nome di tutto il consiglio ma il sindaco, interpellato sull’argomento, non è uscito allo scoperto, almeno per ora.

Ed è per questo che anche il Pd nazionale va all’attacco: “Grave e incomprensibile il silenzio del sindaco di Genova Marco Bucci sugli insulti ricevuti dalla consigliera Cristina Lodi sulla pagina Fb del primo cittadino che non ha mai preso le distanze né come uomo né come rappresentante del Comune e quindi di un’istituzione” afferma la senatrice Pd Valeria Fedeli

E anche il M5s dichiara: “È ora che le istituzioni dicano basta alla violenza verbale e che ci credano davvero: la solidarietà postuma non basta, gli insulti a mezzo social rivolti tre anni fa alla consigliera comunale del Pd Cristina Lodi, ad esempio, sono stati uno dei tanti casi della storia recente genovese e non solo. Il problema nasce nelle stesse istituzioni, purtroppo, e i casi si sprecano. È di pochi mesi fa, per citarne uno, la boutade del sindaco di Genova nei confronti della nostra consigliera Maria Tini: “stai zitta e vota”, le fu intimato. E che dire dello sprezzo usato da un esponente comunale di Fratelli d’Italia, che con la stessa arroganza mista a condiscendenza in un’altra occasione di voto aveva cercato di sminuire il ruolo della nostra consigliera? Se il primo attacco al prossimo arriva da chi dovrebbe difenderci e garantire i nostri diritti, ne va da sé che poi sui social un manipolo di cittadini non esattamente esemplari prendano spunto e vadano oltre, sfociando spesso anche nel più bieco sessismo”, dichiarano i consiglieri comunali.

“Il linguaggio d’odio – aggiunge il capogruppo del Partito Democratico Articolo Uno in Regione Luca Garibaldi – non può avere cittadinanza nella politica e nelle istituzioni. Siamo vicini e solidali a Cristina Lodi che ha ottenuto giustizia e rispetto. Chiunque ha ruoli di responsabilità deve garantire questo principio, condannare gli insulti e le offese, e ristabilire il clima democratico di confronto. La vicenda si è svolta sulla pagina Facebook del Sindaco, ed il silenzio e l’ambiguità di Bucci su questo tema sono imbarazzanti”, conclude.

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