Genova. Circa 70mila metri cubi di materiale di scavo trasportato da una cinquantina di camion al giorno che da Brignole raggiungeranno la cava Montanasco, tra Molassana e Struppa, attraversando mezza Val Bisagno. Questo è il nuovo piano di gestione dello smarino prodotto dal cantiere del nodo ferroviario di Genova presentato da Cociv a Regione Liguria come variante per la gestione e il conferimento dei prodotti di escavazione.
Il piano, che di fatto rimodula solamente la destinazione dei detriti senza che ne sia previsto una variante volumetrica totale, punta ad “avvicinare” il luogo di conferimento rispetto all’area cantiere, entrata nel vivo delle operazioni di scavo dopo anni di stallo: secondo il piano originario, infatti, parte del materiale di scavo sarebbe stato destinato all’ex cava Vecchie Fornaci di Sestri Ponente e al deposito intermedio di Pozzolo Formigaro di Alessandria.
La cava Montanasco di Molassana, attualmente gestita dalla Frantoi srl, storica società edile genovese rilevata nel dicembre 2020 dalla cuneese Giuggia costruzioni, la quale ha vinto recentemente l’appalto per la riasfaltatura del nodo autostradale genovese, lavora e produce conglomerati bituminosi per la grande edilizia coltivando l’estrazione di calcare del promontorio di Sant’Eusebio nei pressi del Bisagno. L’area sarà nei prossimi mesi interessata anche dal conferimento del materiale “estratto” dallo scavo dello scolmatore, la cui galleria parte pochi decine di metri dalla cava stessa.

Secondo i documenti che Genova24 ha potuto visionare la frequenza massima prevista è di circa 50 carichi al giorno, e il percorso che il maxi camion faranno per raggiungere Montanasco partirebbe da Brignole, per passare da via Tommaso Invrea, corso Sardegna, corso De Stefanis e per poi proseguire su lungobisagno Istria e Dalmazia e infine in via Adamoli. Secondo le stime fatte sui 38 mila metri cubi di sottoprodotto di scavo destinati alla ex cava di Sestri Ponente, entro il 2022 saranno circa 3700 viaggi, numeri che potrebbero quindi raddoppiare con le quote del 2023 (nel 2024 è prevista la conclusione dell’opera).
La gestione del materiale di scavo destinato alla Val Bisagno segue il protocollo stabilito in precedenza: la caratterizzazione ambientale sarà fatta in cantiere, con campionamenti almeno ogni 500 metri rispetto all’avanzamento dello scavo, o in caso di variazioni del processo di produzione o della litologia dei materiali da scavo nonchè nei casi in cui si riscontrino evidenze di potenziale contaminazione delle terre.
Una novità che da un lato sicuramente accorcerebbe ‘la filiera’ facilitando le operazioni di cantiere, ma che di fatto pone una pesantissima servitù, seppur temporanea, per mezza vallata e per i quartieri densamente popolati che dovranno convivere ‘gratis’ con migliaia di passaggi di mezzi pesanti tra le case e i palazzi. Senza dimenticare le potenziali ricadute sulla viabilità già critica della Val Bisagno.
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