Genova. “Tutto è sempre contendibile. In Liguria si è votato recentemente a Savona con il successo di un candidato sindaco del centrosinistra. Il punto è avere un programma e riuscire a coinvolgere i cittadini. Queste sono condizioni necessarie anche se magari non sufficienti. Secondo me c’è ancora tempo, però più passano le settimane è più il tempo si riduce“.
Marco Doria fa felicemente il professore di storia economica da cinque anni e stamattina era relatore al convegno organizzato dalla Fisac Cgil sui cambiamenti del sistema ligure. Un’analisi inclemente, come risulta anche dallo studio proposto dall’Isrf Lab del sindacato dei bancari, che “non lascia spazio alla propaganda”, scandisce alla fine del suo intervento. Riferimento indiretto al centrodestra che tradisce uno schieramento ancora inequivocabile nonostante il disimpegno dalla politica militante.
“Io faccio il mio mestiere e parlo con tante persone, ma sempre da cittadino attivo“, risponde il professor Doria quando gli si chiede se qualcuno lo abbia chiamato per coinvolgerlo nuovamente nella mischia. E infatti, parlando della stretta di mano “galeotta” tra Renzi e Bucci che ha fatto ribollire le opposizioni (prima Pd e poi M5s), non si scompone più di tanto: “Non ho seguito ma non mi sembra un problema centrale”.
Poi però non si chiama del tutto fuori dalla partita: “Io mi colloco in uno schieramento di centrosinistra e guardo ai problemi di questo schieramento, alla capacità di proporre e di essere credibile. Quello che fanno gli altri mi coinvolge poco e i dettagli di politica politicante non li ho seguiti”.
No alla propaganda, dunque. “Bisogna avere un’idea e l’idea forte si può basare su alcuni punti cardine che sono il ripensamento dei modelli di sviluppo, il tema dell’emergenza ambientale, dove è cruciale puntare su una valorizzazione del tessuto produttivo in campo manifatturiero – prosegue Doria -. Non riesco a pensare a un paese senza una base industriale, che deve essere diversa da quella del Novecento, ma ci deve essere, è un Paese in cui l’impegno nel ridurre le diseguaglianze, aumentate in tempo di Covid, deve essere molto forte, senza cedere però alle spinte delle tante piccole corporazioni che difendono interessi particolari, ma sforzandosi di vedere l’interesse generale”.
Nessuna accusa, però, nemmeno agli avversari: “Negli ultimi anni e mancata una visione adatta a una situazione epocale di cambiamento, anche prima del Covid che ha però accentuato. Questo è mancato a tutti i livelli, non metto nessuno sul banco degli imputati, e in certe linee guida di ricostruzione e resilienza, delle intuizioni sul nuovo modello di sviluppo e sulla lotta alle diseguaglianze ci sono. Bisogna vedere quale sarà la capacità di dare concretezza a questi messaggi che se non sono riempiti di contenuti restano messaggi vuoti”