Prigionieri

Green pass, l’appello della Stella Maris: marittimi ancora obbligati a restare a bordo, serve intervento

Impossibilitati a sbarcare a causa delle disposizioni anti Covid

stella maris

Genova. Impossibilitati a sbarcare. Prigionieri del proprio luogo di lavoro. Questa è ancora oggi la situazione dei marittimi di scalo in Italia e a Genova. La denuncia è della Stella Maris, l’associazione di volontariato che fa capo all’Apostolato del mare e che si occupa dell’assistenza della gente di mare.

“C’è ancora confusione su come deve essere gestita la vaccinazione, oltre al mancato riconoscimento dei vaccini effettuati e dei green pass extraeuropei” denuncia Massimo Franzi, responsabile della Stella Maris Genova. La situazione è complessa anche a livello psicologico per chi lavora a bordo dei mercantili: non mettere piede a terra per mesi minerebbe anche il più sereno dei marittimi.

Le disposizioni anti-Covid ancora non consentono a lavoratori che passano mesi imbarcati di scendere in porto per poche ore. I visti non vengono rilasciati a nessuno, indipendentemente dalla nazionalità europea o extraeuropea.

Se non ci fossero i volontari della Stella Maris a occuparsi delle necessità dei marittimi, la situazione sarebbe ancora più complessa. L’opera dell’associazione si è trasformata a causa della pandemia: le sedi a terra sono chiuse perché nessuno può sbarcare, appunto e quindi la Stella Maris ha potenziato le visite a bordo nave.

«Portiamo generi di prima necessità – spiega Franzi – il marittimo non può scendere neanche per comprare uno spazzolino da denti o uno shampoo, così ci pensiamo noi a portare tutto quello che può servirgli sulla nave». Il meccanismo ormai è rodato: la richiesta arriva via WhatsApp o via social network.

Non poter mai staccare dal non è facile, come già detto, a livello psicologico e tutto ciò si ripercuote anche sulla sicurezza sul lavoro.

Gli effetti della pandemia si fanno sentire anche sui volontari della Stella Maris: «Siamo una cinquantina, di cui solo venti-venticinque giovani – afferma Franzi – come in tutte le associazioni con le chiusure che ci sono state è difficile riprendere il filo.  Servirebbe nuova linfa. Per i soci anziani è fattibile l’apertura dei centri, meno andare a bordo camminando sugli scalandroni».

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