Genova. “Quei pezzi sono maleodoranti di diffamazione e calunnia e non li ho letti, li leggono gli avvocati e risponderanno gli avvocati“. È la reazione di Giovanni Toti alla seconda puntata dell’inchiesta del quotidiano Domani sui finanziamenti ai comitati elettorali del governatore ligure finiti al centro di un’inchiesta della Procura di Genova per finanziamenti illeciti (non sono ancora noti i nomi degli indagati) aperta a seguito di una segnalazione arrivata dalla Banca d’Italia alla guardia di finanza nel 2020.
Oggi il giornale diretto da Stefano Feltri si sofferma sui rapporti tra le fondazioni a sostegno di Giovanni Toti e il cantiere navale Amico, specializzato nella riparazione di super yacht, che ha ottenuto una concessione ventennale per il 60% della nuova darsena di fronte all’ex Fiera confermata da un protocollo d’intesa firmato dopo il ricorso al Tar vinto da Confindustria Nautica. La società Amico & Co., secondo quanto riporta Domani, ha versato 30mila euro in favore del comitato elettorale nel giugno 2021.
“Talune posizioni francamente me le aspetto da persone che hanno fatto della velleitarietà, del moralismo, dell’invidia sociale un modo con cui nascondere la propria incapacità politica e umana. Che ci sia un sentimento di rivalsa nei confronti del mondo è anche comprensibile”, commenta Toti che invece mette nel mirino “partiti come il Partito Democratico che invece dovrebbero rappresentare la politica di governo, la disponibilità di tutti, occuparsi di seriamente di come finanziare i costi di una democrazia cui hanno contribuito: francamente chi ha parlato in queste ore non mi sembra che rappresenti quelle storie in modo compiuto”.
L’indagine in origine aveva a che fare coi finanziamenti ricevuti Vincenzo Onorato tramite la società Moby, Europa della famiglia Costantini e Waste di Pietro Colucci. A marzo di quest’anno, secondo Domani e Il Fatto Quotidiano, i militari della guardia di Finanza di Genova avrebbero chiesto alle società l’esibizione dei documenti relativi ai verbali del cda e di tutti gli altri documenti utili a verificare che i finanziamenti siano stati approvati dai consigli di amministrazione delle aziende. Se così non fosse, ed è questo che vogliono appurare gli investigatori, si configurerebbe il reato di finanziamento illecito“.
Già ieri Toti aveva replicato che “i finanziamenti di cui si parla sono tutti regolarmente registrati nei termini di legge, si riferiscono a molte annualità di bilancio e sono stati erogati con rigorosa attenzione a quanto previsto dalle norme di legge che regolano la materia”.