Discussione

Certificato penale e casellario giudiziario per guidare i bus, la Faisa contraria alla proposta di legge

Iter parlamentare ripartito dopo alcuni fatti di cronaca, Fano (Faisa Liguria): "Nessuna categoria ha obblighi del genere ma della sicurezza degli autisti non parla nessuno"

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Liguria. Una proposta di legge presentata nel 2019 con primo firmatario Riccardo Molinari, Lega, è tornata in auge in queste ore, con la ripartenza dell’iter parlamentare, sulla scia di un recente fatto di cronaca, la condanna a oltre un anno per il conducente di un bus di studenti, la cui vita era stata messa a rischio dallo stesso lavoratore.

La proposta di legge n. 1782, attualmente in discussione alla commissione Lavoro della Camera, propone l’introduzione dell’obbligo di “presentazione annuale del certificato penale del casellario giudiziale e del certificato del casellario dei carichi pendenti da parte dei conducenti di mezzi adibiti al trasporto pubblico di persone”.

Secondo Faisa Cisal, uno dei principali sindacati del settore, questa proposta di legge alimenta una “cultura del sospetto immeritata ed ingrata nei confronti di quei lavoratori che hanno garantito un servizio in qualsiasi momento e condizione”.

“Chiedono il certificato penale e casellario giudiziario a tutti gli autisti e macchinisti una volta all’anno – dice Edgardo Fano, segretario ligure della Faisa Cisal – ma delle aggressioni ai loro danni non parla nessuno, credo non esista nessuna categoria che ha obblighi così stringenti”.

Le aggressioni perpetrate ai danni del personale della mobilità sembrano essere sconosciute dallo stesso legislatore? “Dov’è l’equilibrio?” la domanda che si pone Mauro Mongelli, segretario generale della Faisa Cisal: “Ormai da anni su autobus e treni, su metropolitane e stazioni, si assiste impassibili a episodi di aggressioni fisiche e verbali durante l’espletamento del servizio determinando insicurezza per operatori ed utenza trasportata, al contrario siamo costretti a commentare una proposta di legge che muove emotivamente da un singolo episodio”.

“Al di là delle riserve che maturiamo rispetto al trattamento di questi dati, con la produzione periodica di questa certificazione come previsto dalla proposta di Legge, si ingenera una indiretta presunzione di colpevolezza di per sé vietata, peraltro in un settore normato da un regio decreto del 1931 che già prevede una serie di norme stringenti. Per queste e per altre motivazioni, la Faisa Cisal formalizza al legislatore le proprie osservazioni e la contrarietà a tale proposta”, conclude la nota sindacale.

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