Polizia postale

Cerca un falso green pass per andare in palestra, modella no vax truffata in rete

Individuato uno studente italiano, referente di un gruppo hacker con base in Russia, gestiva i gruppi Telegram dove venivano offerti i certificati

Generico novembre 2021

Genova. Non voleva rinunciare alla palestra ma senza vaccino e senza tampone ogni due giorni non ci poteva andare. Una modella genovese, contraria alla vaccinazione, aveva quindi iniziato a cercare in rete un falso green pass, soprattutto dopo aver sentito in giro che non era così difficile trovarlo.

In effetti così è stato. Dopo qualche clic la giovane ha trovato un “rivenditore” disposto a cedere il certificato in cambio di 150 euro. C’è voluto qualche giorno perché la modella no vax realizzasse di essere stata truffata da uno sconosciuto che, minacciando di denunciarla, l’aveva ricattata, pretendendo altri soldi.

La storia – dopo la denuncia alla polizia postale – è stata raccontata dall’Ansa. La pista seguita dalla sezione Financial Cybercrime ha portato a individuare un’abitazione nel Lazio e uno studente che, grazie alle sue abilità informatiche era diventato il referente italiano di un gruppo di hacker russi specializzati nella creazione di green pass falsi.

Nel corso dell’indagine è emerso che il ragazzo, che gestiva direttamente i canali Telegram su cui erano proposti in vendita i pass falsi, comunicava i dati degli utenti all’hacker russo che forniva le indicazioni su come procedere al pagamento.

Per poter confezionare un certificato credibile, il gruppo criminale chiedeva copia dei documenti d’identità che venivano poi utilizzati per aprire conti on line, carte di credito o account su piattaforme di e-commerce o per compiere altri reati.

Il ragazzo era riuscito ad accumulare, in pochi mesi, oltre 20 mila euro che aveva investito in cryptomonete, applicazioni bot in grado di moltiplicare i membri di Telegram con utenti fake e beni elettronici di ultima generazione oltre a prodotti di bellezza e capi di abbigliamento griffato, tutto materiale sequestrato nel corso della perquisizione.

I genitori del ragazzo, estranei ai fatti, pensavano che il denaro guadagnato dal figlio fosse il ricavato della vendita upgrade per giochi online. L’indagine, diretta dal sostituto procuratore Federico Panichi e coordinata dalla Polizia postale di Roma è oggetto di approfondimenti per gli eventuali sviluppi transnazionali.

Più informazioni

Per favore, disabilita AdBlock per continuare a leggere.

Genova24 è un quotidiano online gratuito che non riceve finanziamenti pubblici: l’unica fonte di sostegno del nostro lavoro è rappresentata dalle inserzioni pubblicitarie, che ci permettono di esistere e di coprire i costi di gestione e del personale.
Per visualizzare i nostri contenuti, scritti e prodotti da giornalisti a tempo pieno, non chiediamo e non chiederemo mai un pagamento: in cambio, però, vi preghiamo di accettare la presenza dei banner, per consentire a Genova24 di restare un giornale gratuito.