Genova. Domani, 3 novembre, a Genova, nel giorno in cui si ricorda la deportazione degli ebrei nel capoluogo ligure nel 1943, si terrà la “marcia della memoria” e – allerta meteo permettendo – tornerà a essere una vera passeggiata nelle vie del centro.
Alle 17.30 la partenza da Galleria Mazzini, sulla “pietra d’inciampo” che dedicata a Riccardo Pacifici, rabbino capo catturato dai nazifascisti. Poi il corteo si sposterà in silenzio verso la Sinagoga, in via Assarotti. “Speriamo di poterla svolgere e che il maltempo sia clemente – dice Ariel Dello Strologo, presidente della comunità ebraica genovese – valuteremo a ridosso della manifestazione, non vogliamo certo che le persone si prendano un raffreddore”.
Ma dopo un anno di stop a causa della pandemia sarebbe importante più che mai tornare a celebrare questa giornata, specialmente dopo certe derive. Il pensiero va alla manifestazione no vax di Novara dove alcune persone hanno sfilato indossando delle tute a righe bianche e nere per evocare un parallelismo tra i deportati nei campi di sterminio e i cittadini alle prese con vaccini e green pass.
“Quelle immagini hanno profondamente addolorato e indignati tutti nella comunità – afferma Dello Strologo – ma qui non si tratta neppure di antisemitismo o di una chiara volontà di colpire gli ebrei, qui la gravità di quel gesto sta nel non avere pensato all’importanza simbolica di quelle divise che ci riportano all’abisso più profondo della nostra storia”.
“Non entro nel merito delle ragioni della loro protesta – continua il presidente della comunità ebraica genovese – ma quelle vesti ricordano una strategia di sterminio mentre queste persone manifestano contro una comunità scientifica e una politica, che piaccia o meno, che sta cercando di salvare le vite di milioni di persone”.
Non è la prima volta che i no vax o i no green pass utilizzano metafore che riportano al nazismo. Specialmente i politici, o i virologi, sono stati spesso insultati e chiamati “ss”. Ma quelle vedere quelle persone sfilare è stato surreale. “Credo che purtroppo ci troviamo di fronte a una questione che ha a che fare con il costume, con il fatto che oggi è tutto è banalizzato, il prossimo passo forse sarà utilizzare le tute da deportati per delle pubblicità, non mi stupirebbe, il problema è che sempre più spesso si perde il valore dell’esperienza storica“.
Per ricordare, per avere la storia a portata di mano, invece, la marcia della memoria di domani. L’appuntamento è organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e la Comunità Ebraica di Genova, insieme al Centro culturale Primo Levi. “In un tempo difficile per la nostra società, segnato dalla pandemia da coronavirus con le emergenze sociali che l’accompagnano, occorre tenere alta l’attenzione nei confronti di ogni manifestazione di violenza e intolleranza nei confronti dei più deboli e di chi viene ingiustamente considerato “diverso” impegnandosi con più forza per l’integrazione e il vivere insieme”, dicono gli organizzatori.
Si tratterà, come sempre, di un evento ecumenico, religioso e laico insieme. Ci saranno Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova, padre Marco Tasca, arcivescovo di Genov, Marco Bucci, sindaco di Genova, Andrea Chiappori, responsabile della Comunità di Sant’Egidio in Liguria e appunto Ariel Dello Strologo, presidente della Comunità Ebraica di Genova.