Genova. Giustizia penale e misure alternative, prevenzione e presa in carico precoce delle dipendenze, evoluzione dei Ser.D e delle comunità terapeutiche, riduzione del rischio e del danno attraverso le esperienze nazionale ed europee, reinserimento occupazionale come parte di un continuum terapeutico, ricerca scientifica ma anche cannabis a uso medico.
Sono alcuni dei temi, che in questi mesi sono stati approfonditi in sette tavoli tematici, che verranno discussi a Genova a palazzo Ducale il 27 e 28 novembre nella conferenza nazionale sulle dipendenze. “Oltre le fragilità” il titolo scelto dalla ministra alle politiche giovanili con delega alle dipendenze appunto Fabiana Dadone che oggi presentando la conferenza alla stampa ha spiegato come gli obiettivi della conferenza sono quelli di fare sedere tutti le parti intorno ad un tavolo per riuscire a fornire al Parlamento, come prevede la legge, uno strumento per valutare le correzioni della normativa e al tempo stesso mettere in atto un piano di azione sulle dipendenze.
“Un appuntamento che ho fortemente voluto, impegnandomi già all’indomani della mia nomina, per raccogliere la sfida, affermare il principio di legalità e segnare una coraggiosa discontinuità rispetto al passato, dopo dodici anni di immobilismo” – commenta il Ministro per le Politiche Giovanili, Fabiana Dadone.
Così grazie a una delega assegnata nuovamente dopo 12 anni e a 12 anni dall’ultima conferenza di Trieste (organizzata dal ministro proibizionista per eccellenza Giovanardi) istituzioni, associazioni e società civile tornano a parlare di sostanze e dipendenze in una due giorni organizzata da un ministro dichiaratamente antiproibizionista. “Renderò pubblici i risultati del mio test antidroga” ha detto oggi Dadone rispondendo a una domanda fatta dai giornalisti di Open con riferimento al test a cui si sottopose provocatoriamente ad aprile quando la sua nomina suscitò gli strali della destra
La conferenza fra l’altro torna a Genova dopo 21 anni mentre i numeri e le statistiche evidenziano un trend allarmante, recentemente acuito dalle conseguenze della fase pandemica. “E’ necessario uno sforzo corale che coinvolga l’intero Sistema Paese – dicono dal ministero – dalla sanità alla scuola, dalla giustizia alla famiglia, dalla società scientifica a quella civile, dal mondo dello sport al lavoro. “Al di là dei proclami, dobbiamo risposte concrete ai giovani e giovanissimi, specie a coloro che realizzano condizioni di fragilità. È tempo di agire”.
Nei lavori preparatori della Conferenza sono stati In tutto sono coinvolti 122 esperti: 21 dai Ministeri, 18 dalle Regioni, 24 dal privato sociale, 24 dalla società civile, 20 dai servizi pubblici, a cui si aggiungono quelli provenienti da Università, CNR, ISS, società scientifiche, AIFA, forze di polizia, organismi di intelligence, enti locali, organismi internazionali ed europei, quali Nazioni Unite, Osservatorio Europeo sulle Dipendenze, Gruppo Pompidou del Consiglio d’Europa. Ai 7 tavoli tecnici, articolati in 45 sotto temi, hanno contribuito anche migliaia di iscritti, sia cittadini e associazioni. I lavori sono stati aperti al pubblico in modalità webinar e trasmessi in diretta streaming.
Il programma della due giorni di Genova non è ancora stato diffuso: quel che è certo è che saranno due giornate intense e caratterizzate dalla presenta di diversi ministri. Al momento a parte Dadone, è certa solo quella dei ministri Patuanelli e Gelmini ma altri dovrebbero aggiungersi: non confermata invece la presenza del premier Mario Draghi.
La conferenza del 27-28 novembre fra l’altro sarà anticipata dalla conferenza autoconvocata “Stop war on drugs: Facciamo la pace con le droghe e con chi le usa” , organizzata il 26 novembre a palazzo San Giorgio da una rete di associazioni ( fra cui il gruppo Abele, Antigone e la comunità di San Benedetto) coordinate dal Forum Droghe. Non una ‘controconferenza’ però visto che alla tavola rotonda conclusiva parteciperà proprio il ministro Dadone e le stesse associazioni coordineranno alcuni dei tavoli del fine settimana, ma uno strumento per dare maggior spazio possibile ai lavoratori e ai volontari che a cui in tutti i questi anni il problema delle dipendenze è stato totalmente delegato nel silenzio della politica.