Liguria. Mancano ormai pochi giorni all’inizio dello “switch-off” della televisione italiana. Da mercoledì 20 ottobre, infatti, chi non ha un televisore ad alta definizione rischierà di non vedere alcuni canali. Per la transizione definitiva al nuovo sistema del digitale terrestre si dovrà invece attendere il 1° gennaio 2023, anche se le date sono diverse a seconda della regione.
Per quanto riguarda la Liguria, sarà tra le ultime a passare definitivamente alla nuova tv digitale, insieme a Lazio, Toscana, Umbria e Campania, ovvero la cosiddetta “area 1B”, dove lo switch off avverrà tra il primo maggio e il 30 giugno 2022.
Ma cosa significa switch off? Cosa cambierà per tutti i telespettatori? Chi dovrà sostituire il proprio televisore e quali saranno i canali che non saranno più trasmessi sui tv analogici da mercoledì? Scopriamolo insieme.
LO SWITCH OFF: COS’E’ E COME AVVERRA’
Una piccola rivoluzione della televisione italiana che permetterà di sfruttare le nuove tecnologie di trasmissione legate alla rete 5G per vedere immagini di maggiore qualità e definizione. È tutto questo il nuovo sistema del digitale terrestre DBV-T2, che passerà dall’attuale codifica Mpeg2 a quella, più performante, Mpeg4.
Il passaggio sarà completato entro il 1° gennaio 2023, ma avrà inizio questa settimana, con Rai e Mediaset che hanno deciso su base volontaria (come previsto dalle direttive ministeriali) di passare al nuovo sistema in modo scaglionato, quindi iniziando a trasmettere in Mpeg4 alcuni canali tematici da ottobre e solo successivamente quelli generalisti.
I CANALI IN MPEG4 DAL 20 OTTOBRE
Come detto, la nuova tv digitale partirà dai canali tematici. In totale saranno 15 quelli interessati dalla transizione che prenderà il via il 20 ottobre: 9 della Rai e 6 di Mediaset.
Nello specifico, per quanto riguarda la Rai, non saranno più visibili sui televisori analogici non serviti da un decoder adatto: Rai 4, Rai 5, Rai Movie, Rai YoYo, Rai Sport+ HD, Rai Storia, Rai Gulp, Rai Premium e Rai Scuola.
Mentre Mediaset ha deciso di partire con il nuovo standard trasmettendo da mercoledì in Mpeg4 TgCom 24, Mediaset Italia 2, Boing Plus, Radio 105, R101 Tv e Virgin Radio Tv.
Per ora, ma solo temporaneamente, tutti i telespettatori, a prescindere dalle caratteristiche del proprio apparecchio, potranno continuare a vedere i canali generalisti, quindi Rai 1, Rai 2, Rai 3, Rainews25, Canale 5, Italia 1 e Rete 4.
CHI NON VEDRA’ I CANALI IN MPEG4
Dovranno essere sostituiti oppure dotati di un decoder tutti quei televisori meno recenti che non sono in grado di supportare il nuovo sistema Mpeg4, ovvero quelli acquistati prima del 2010.
Per capire se il televisore è da cambiare, basterà fare una semplice prova. Due sono le alternative: controllare sul manuale del proprio modello se l’apparecchio “regge” la codifica Mpeg4 oppure sintonizzarsi su un qualunque canale HD (di solito dal 501 in su), nel caso sia visibile, vuol dire che continuerete a vedere senza problemi anche i canali che dal 20 ottobre passeranno al nuovo standard.
Se poi vogliamo scoprire se il nostro televisore è in grado di reggere anche il DBV-T2, il digitale terrestre di seconda generazione che entrerà in vigore nel 2023, basterà andare sui canali 100 o 200 e vedere se appare la scritta “Test HEVC Main 10” su sfondo blu, che attesta la possibilità di ricezione anche con il nuovo sistema.
BONUS PER SOSTITUIRE IL TELEVISORE
Se vuoi evitare di vedere lo schermo nero sintonizzandosi sui canali che dal 20 ottobre passeranno in Mpeg4, la soluzione migliore è acquistare un nuovo televisore oppure un decoder adatto. Per farlo è possibile accedere a due agevolazioni messe in campo dal governo.
La prima, attiva dal 2019, è il bonus tv-decoder che permette di avere un contributo fino a 30 euro, ma è destinato solo alle famiglie con un Isee fino a 20mila euro. A questo, però, può essere cumulato un altro bonus, a cui possono accedere tutti, ovvero il bonus rottamazione tv: uno sconto del 20% sul prezzo d’acquisto del nuovo apparecchio fino ad un massimo di 100 euro.
Sarà possibile sfruttare queste agevolazioni fino al termine del 2022 o all’esaurimento delle risorse stanziate dal governo.