La protesta

Riparazioni navali, secondo giorno di sciopero contro la riforma delle pensioni: “Basta lotterie di numeri sulle spalle dei lavoratori” fotogallery

Nuovo blocco al varco delle Grazie. Dopo la protesta genovese di ieri la Fiom nazionale ha indetto il primo pacchetto di sciopero di 8 ore

Genova. Secondo giorno di sciopero dalla riparazioni navali di Genova con presidio al varco delle Grazie. Dopo le 4 ore di astensione indette ieri dall’Rsu contro la riforma delle pensioni che hanno portato anche i lavoratori in corteo per buona parte della mattina, l’rsu ha indetto 4 ore di sciopero anche per la giornata di oggi contro l’allungamento dell’età pensionabile contenuto nella riforma Fornero.

“Una riforma inaccettabile perché prevede di lavorare per 43 anni o fino a 67 di età così come è inaccettabile la continua lotteria di numeri fatta sulla pelle dei lavoratori” dice Luca Marenco, coordinatore Fiom per le riparazioni navali. I lavoratori chiedono “una riforma seria e chiara che dia certezze sulle uscite anticipate come può essere la proposta fatta da Cgil, Cisl e Uil di 41 anni di contributo e 62 anni di età e anche una vera riforma dei lavori usuranti perché quello che c’è oggi è solo uno specchietto per le allodole”.

Il peso della riforma va a colpire soprattutto i lavoratori che svolgono, a Genova come altrove,lavori pesanti in fabbrica come nei cantieri navali.

“A Genova in un posto di lavoro come un cantiere navale o in una fabbrica, i lavoratori hanno cominciato presto, intorno ai vent’anni di età quindi arrivati a sessant’anni le pensioni se le sono già più che pagate” ricorda Marenco che sottolinea come l’iniziativa spontanea lanciata ieri dal cantieri navali genovesi abbia fato rumore: “L’iniziativa spontanea dei lavoratori è stata come un sasso lanciato nello stagno che è diventato un macigno perché se ne è parlato in tutta Italia e la Fiom ieri sera ha indetto un pacchetto di 8 ore di sciopero per la prossima settimana. Quindi ancora una volta Genova lancia un segnale mostrando di aver una classe operaia molto attenta e coscienziosa”.

Come già avvenuto ieri i lavoratori sono usciti dal varco per un breve corteo che questa volta è arrivato sotto il palazzo della Regione in piazza De Ferrari. Lì il confronto con l’assessore leghista allo Sviluppo economico Andrea Benveduti che ha condiviso la protesta dei lavoratori spiegando che in Regione la Lega proporrà di approvare un ordine del giorno in cui si chiede al Governo una modifica della legge che consenta ai lavoratori di anticipare l’uscita dal lavoro. Il lavoratori sono poi tornati al varco. Lo sciopero è terminato alle 12.

“Il tema del lavoro deve tornare a essere centrale – ha detto Benveduti -. Purtroppo, negli ultimi anni è stato sempre più messo da parte a fronte di politiche di sovvenzione che poco ci appartengono. Personalmente, sono sensibile alle ragioni espresse dai lavoratori delle riparazioni navali scesi quest’oggi in piazza. Credo sia indispensabile riaprire un dialogo a livello nazionale su come si può reinterpretare il lavoro negli anni a venire, riportandolo al centro di ogni azione, così come dettato dalla nostra Costituzione. Non è pensabile chiedere a lavoratori, che per una vita hanno svolto attività usuranti ad alto rischio infortunio, di restare in attività fino ai 67 anni se non oltre”.

“Quota 102 ci appare una misura sbagliata perché rappresenta una sorta di tampone che ci accompagna verso la piena normalità della legge Fornero e tutto ciò per noi è inaccettabile“, ha commentato Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, a margine di un convegno all’Acquario di Genova. Per il segretario ligure Luca Maestripieri, è “normale che nelle imprese ci sia fermento e qualcuno voglia manifestare il proprio disappunto per convincere il Governo ad aprire una trattativa vera col sindacato per riformare in profondità il sistema pensionistico. Non è solo un problema delle salvaguardie, di Quota 100, dell’ape sociale, di Opzione donna che pure sono temi importanti. È fondamentale intervenire e riformare in profondità tutto l’aspetto previdenziale”.

“Hanno ragione i lavoratori delle riparazioni navali che oggi chiedono un’attenzione particolare per un lavoro che è certamente faticoso e usurante, così come ha ragione Draghi quando chiede ad altri lavoratori che ci sia uno sforzo in più per il bene comune – ha ribadito il presidente Giovanni Toti che già ieri aveva appoggiato le ragioni della protesta -. Abbiamo mezzo Paese arrabbiato perché non lo mandiamo in pensione e mezzo arrabbiato perché lo mandiamo per forza in pensione come tanti dirigenti che potrebbero dare in esperienza e impegno qualcosa in più. Cerchiamo di utilizzare il Pnrr per costruire un Paese un po’ più equo e meritocratico

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