Genova. E’ uno dei portuali che ha animato questi giorni di protesta ai varchi contro il green pass dopo aver raccolto la chiamata di Trieste. Lui, militante storico di sinistra e con una lunga esperienza nel sindacato di base, in queste settimane ha discusso pesantemente con tanti ‘compagni’ che contestavano le sue scelte.
Ma ora, di fronte ad alcuni ultimi episodi, dice basta segnando una frattura pesante rispetto a una protesta dove i portuali sono ormai in netta minoranza. “Abbiamo raccolto la chiamata di Trieste per un blocco che doveva durare 5 giorni – spiega – ma dopo i primi due giorni non più abbiamo bloccato nemmeno un chilo di caffè e la protesta è diventata altro con la gente che applaude i camion che passano al grido di ‘no green pass’ e gli offre da mangiare” dice. “E’ come vedere i carri armati della Wehrmacht passare con la gente sotto che canta Bella ciao”.
A lui, e ad altri due o tre colleghi che sembra lo seguiranno nel dire addio alla protesta-happening di varco Etiopia, non sono piaciuti gli abbracci con i poliziotti che stamattina hanno portato un vassoio di focaccia al varco e ancor meno la presenza accertata, questa notte, di una decina di esponenti di Forza nuova al varco Etiopia.
“Mantenere un presidio a oltranza – dice – fa sì da un lato che le energie si esauriscano presto e dall’altro che se nel frattempo se non sei stato in grado di mettere in campo un progetto politico sarà qualcun altro, che arriva da fuori, a farlo per te“.