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Martina Rossi morì per sfuggire a una violenza sessuale: la Cassazione conferma la condanna a 3 anni per Vanneschi e Albertoni

E' la parola fine per la tragedia che si è consumata 10 anni fa e che è stata oggetto di una lunga battaglia giudiziaria

martina rossi

Genova. La Corte di Cassazione ha condannato Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni a 3 anni di reclusione mettendo la parola fine alla lunghissima vicenda giudiziaria seguita alla morte di Martina Rossi, la studentessa genovese precipitata dal balcone di un hotel a Palma di Majorca il 10 agosto di dieci anni fa. Martina Rossi, è la conferma dei giudici di Cassazione, morì per sfuggire a uno stupro. Anche il pg in Cassazione Elisabetta Ceniccola nella sua requisitoria aveva chiesto la conferma della condanna e il rigetto dei ricorsi presentati dai legali degli imputati.

Non ci deve essere più nessuno che possa permettere di far del male a una donna e passarla liscia. Ora posso dire a Martina che il suo papà è triste perché lei non c’è più, ma anche soddisfatto perché il nostro paese è riuscito a fare giustizia”. Lo ha detto Bruno Rossi, dopo la sentenza per la morte della figlia Martina.

I giudici ermellini della quarta sezione penale sono stati chiamati a decidere sulla sentenza della Corte d’appello di Firenze, che nel processo bis, ha condannato a 3 anni di reclusione per tentata violenza sessuale due giovani toscani, Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni. Secondo l’accusa Martina cadde nel disperato tentativo di sfuggire a una violenza sessuale.

La Cassazione si era già espressa sulla vicenda annullando il 21 gennaio scorso la sentenza di assoluzione decisa nel giugno 2020 dalla Corte d’appello di Firenze, con la formula ‘perché il fatto non sussiste’. In primo grado invece Albertoni e Vanneschi erano invece stati condannati a 6 anni per tentata violenza sessuale e morte come conseguenza di altro reato, ma questo capo di imputazione nel frattempo si è prescritto.

Fuori dalla Cassazione l’associazione ‘Non una di meno’ aveva organizzato stamani un sit-in contro i femminicidi e per chiedere giustizia per Martina. Diversi gli striscioni esposti in piazza, tra cui uno con cui si chiede ‘Verità e giustizia per Martina Rossi’, “non è stato suicidio, è stato stupro”.

La sentenza arriva giusto in tempo, a poche settimane dalla prescrizione anche del secondo reato. E uno degli avvocati dei famigliari di Martina ha ricordato le indagini condotte in Spagna, dove la vicenda fu liquidata in poche ore come suicidio: “La Spagna deve chiedere scusa” ha detto il legale.

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