Genova. “Oggi abbiamo aperto alle 5 del mattino e avevamo già 150-200 persone in coda. E ancora adesso che è mezzogiorno non siamo riusciti a smaltirla. È incontenibile”. La farmacia di Maria Josè Bruccoleri a Sestri Ponente è una di quelle prese d’assalto stamattina dalle centinaia di lavoratori non vaccinati che da venerdì scorso hanno l’obbligo di presentare il green pass se non vogliono rimanere a casa senza stipendio. Unica alternativa il servizio gratuito delle Asl che però vale solo per chi ha fatto la prima dose e non ha ancora il certificato da mostrare.
Un boom facilmente prevedibile alla luce dei numeri della campagna vaccinale: più del 20% della popolazione target in Liguria non ha ricevuto la prima dose, percentuale che si allarga nella fascia d’età lavorativa. Code più o meno lunghe si sono registrate oggi soprattutto nelle vicinanze di uffici (come piazza De Ferrari), fabbriche e attività portuali laddove vengono proposti tamponi ad accesso libero senza prenotazione, ma anche in alcune farmacie di quartiere come quella di largo Merlo a Quezzi che aveva segnato numeri record già sabato pomeriggio.
“Una farmacia genovese due settimane fa aveva i primi posti liberi a novembre“, racconta una lavoratrice in coda in via Gramsci per effettuare il test. In realtà fare il tampone in giornata è difficile ma non impossibile: telefonando intorno alle 11.00, a Voltri era possibile fare il tampone alle 11.40, a Pegli intorno alle 13.00, a Sampierdarena alle 15.10. Tutto pieno invece a Molassana e alla Foce. Molti propongono un appuntamento per la giornata successiva e comunque non tutti offrono il servizio perché alcuni non sono riusciti a organizzarsi per reggere all’assalto.
Dal 15 ottobre le richieste di test rapidi sono raddoppiate, in alcuni casi anche triplicate. “Al momento non abbiamo segnalazioni di particolari disagi, tutti quelli che vogliono fare un tampone vengono accontentati – spiega Giuseppe Castello, presidente genovese di Federfarma -. È chiaro che in questi giorni sarebbe meglio organizzarsi in anticipo e prenotare già per le prossime settimane, altrimenti non è detto che si riesca ad accedere al servizio quando serve e magari bisogna girare un po’ di farmacie prima di trovare posto”.
“Il sistema dei tamponi per il green pass è al collasso – lancia l’allarme il deputato della Lega Edoardo Rixi -. Ci sono lavoratori fermi perché non possono seguire l’iter previsto dalle norme, un evidente danno per le aziende e per l’economia del Paese. Per esempio, poco meno di 300 farmacie in tutta la Liguria sono attrezzate e a pieno regime riescono a coprire solo una minima parte dei richiedenti. Una situazione simile si registra in tutte le altre regioni. Impossibile trovare una soluzione adesso, il ritardo accumulato è incolmabile. Qualcuno gioca sulla pelle dei lavoratori con scelte tragiche per l’economia e il futuro della nostra nazione”.
L’assalto alle farmacie ha anche un effetto indiretto. Nel punto tamponi per i camionisti allestito a Tortona da Spediporto, l’associazione degli spedizionieri di Genova, “in tre giorni abbiamo esaurito la scorta di mille tamponi e abbiamo difficoltà a trovarne altri“, riferisce il direttore generale Giampaolo Botta all’Ansa. “Li cerchiamo a Verona – ha detto – perché a Genova non ne stiamo trovando“.
Il tampone di norma costa 15 euro, prezzo calmierato per legge che tuttavia si traduce in un esborso di circa 200 euro al mese per un dipendente. Ma quanto ci guadagnano i farmacisti? “Posso assicurare che il ricavo medio è assimilabile a quello di un farmaco etico – risponde Castello – cioè meno del 30%. Per ogni test effettuato a prezzo normale il farmacista si tiene in media 3 euro, da cui poi bisogna togliere le tasse. Lo stiamo facendo per un offrire un servizio al pubblico, non per guadagnarci, come avviene per le vaccinazioni che di fatto per noi rappresentano una perdita”.
Nonostante tutto diverse farmacie offrono pacchetti a prezzi agevolati: alla Foce ce n’è una che ogni 4 tamponi ne offre uno in omaggio, a Sestri Ponente si trovano carnet da 10 tamponi a 120 euro e 20 tamponi a 200 euro. Un dopolavoro frequentato da dipendenti di Ansaldo e Fincantieri offre ai tesserati una convenzione con una farmacia per 9 euro al test. Non manca chi si è organizzato in autonomia: lo studio legale di Mattia Crucioli, senatore de L’alternativa c’è contrario al green pass obbligatorio, ha versato 2mila euro a una farmacia per venire incontro ai propri clienti.
E se da un lato le vaccinazioni continuano a crescere, anche se a ritmo modesto (circa 5mila al giorno nell’ultima settimana, ma un migliaio sono terze dosi), dall’altro fuori dalle farmacie si trovano spesso gli irriducibili. “Andrò avanti così finché non sparirà il green pass – ci spiega un altro cittadino in coda da mezz’ora davanti alla Darsena – perché la ritengo una misura sbagliata e nessuno mi convincerà a vaccinarmi”. Meglio allora l’obbligo vaccinale? “Ci sono stati in passato, non si può dire che vaccinarsi è una libera scelta e obbligare a farlo per lavorare – commenta Francesco, dipendente di una ditta che lavora in porto -. Io non posso permettermi di perdere giornate di lavoro”. E quindi, tutti in coda per il tampone. E pazienza se costa tempo e denaro.