Genova. “Se la valutazione di 150 milioni dell’operazione Genoa è confermata posso dire che non è cifra da poco, paragonandola ad altri investimenti americani nel calcio. Si tratta di una quota importante che ha catalizzato anche la nostra attenzione”. Parola di Fernando Roitman, fondatore della Cies Sport Intelligence, la divisione di Cies (Centre international d’etude du sport, conosciuto per fornire dati e analisi sui giocatori di calcio) nata due anni fa e che si occupa di analizzare soprattutto gli aspetti gestionali delle proprietà dei club e delle federazioni. Lavora principalmente per la Fifa e qualche club.
Roitman, intervistato da genova24.it, rassicura indirettamente i tifosi genoani: “Quando si fa un investimento del genere in un club è per generare un ritorno, quindi è nell’interesse di 777 partners strutturare il Genoa in modo che diventi di valore“. Tuttavia quello che non è ancora chiaro, sottolinea Roitman, è almeno per ora l’orizzonte temporale dei piani di rilancio della squadra e della Società. Le strategie del fondo americano non sono ancora state esplicitate al di là delle dichiarazioni anche roboanti legate al ritorno del Genoa in una posizione di primo piano nel campionato italiano. La presenza di Enrico Preziosi nel cda può essere, secondo il fondatore di Cies Sport Intelligence “frutto di accordi durante la negoziazione o perché importante avere qualcuno che conosca bene il mercato e le dinamiche del calcio italiano”.
Il campionato italiano, pur non essendo tornato ‘il più bello del mondo’ per attrattività nei confronti di grandi giocatori e dei tifosi, sta catalizzando invece l’attenzione di parecchi investitori, soprattutto americani. Si sta passando dalla gestione dei presidenti-padroni a un concetto più aziendale: “Di strada da fare ce n’è − dice Roitman − anche perché la pandemia non ha aiutato. A livello finanziario tanti club hanno problematiche e staremo a vedere se andranno migliorando grazie a questo nuovo tipo di gestione votata al business”.
Se sino al 2017 a investire nel calcio erano stati i cinesi, il cambio di indicazioni a livello di governo centrale ha stoppato il flusso di denaro dall’Oriente nel football europeo in favore dei dollari americani. “In molti casi si tratta di investitori individuali − chiarisce Roitman − ma anche di fondi. Agli americani conviene investire in Europa più che in una società della Major League Soccer, la serie A Usa, perché essa ha un costo molto più elevato. L’Italia fa al caso loro perché il business non è ancora sviluppato al massimo”. Ecco perché il Genoa ha fatto gola. “Acquistare un club in Inghilterra è molto più complicato e costa parecchio. L’Italia diventa un’alternativa interessante e non è un caso che sia diventata il secondo paese per investimenti italiani nel calcio: sono già sette le proprietà”.
Cies Sport Intelligence si sta concentrando anche sulle multiproprietà: sono 35 in tutto il mondo. Il Pacific Media Group è tra più grandi in Europa con sette club acquistati. “Loro sono convinti che applicare l’approccio americano con la selezione di giocatori in base a modelli statistici possa far loro ottenere un vantaggio competitivo e ritorni per la loro vendita anche tra i vari team di proprietà”.
777 Partner, che ha una piccola quota (il 6%) nel Siviglia è però atipico: “Il Siviglia non è un club facilissimo come assetto proprietario e il fondo si è trovato in dinamiche che l’ha portato a star fuori dal cda”.