Genova. La protesta spontanea dei camionisti che bloccano a oltranza il terminal Psa di Genova Pra’ non è un fulmine a ciel sereno ma il culmine di una lunga stagione di tensioni iniziata ben prima che si cominciasse a parlare di green pass obbligatorio. Centinaia di autisti stamattina hanno deciso di incrociare le braccia dopo essere rimasti per una giornata e una nottata sui piazzali in attesa di caricare o scaricare la merce. “Hanno perso tutta la pazienza che avevano“, racconta Paolo Dima, trasportatore in pensione che li ha raggiunti per conto di Trasportounito, una delle maggiori associazioni di categoria del settore.
Ma cerchiamo di fare ordine. Tutto è iniziato ieri (11 ottobre) con lo sciopero a singhiozzo proclamato dall’Rsu del terminal Psa. Il tema è tutt’altro che nuovo: i lavoratori protestano contro il mancato rinnovo del contratto integrativo, fermo da 5 anni. L’azienda, secondo i delegati sindacali, chiederebbe aumenti di orario di lavoro ai dipendenti e un aumento delle ore di guida sui mezzi senza voler corrispondere l’incremento salariale corrispondente.
Lo sciopero, benché non continuativo ma “spezzettato” nell’arco della giornata fino al 15 ottobre, manda in allarme le associazioni dell’autotrasporto che chiedono all’Autorità portuale di intervenire per scongiurare ulteriori disagi. Viene programmata una serie di incontri ma la protesta inizia lo stesso e così lunedì il terminal Psa lavora a intermittenza limitando l’apertura dalle 7.00 alle 11.00, dalle 15.00 alle 17.00 e dalle 19.00 alle 21.00. A questa iniziativa, che riguarda esclusivamente dei dipendenti del Psa, si sovrappone lo sciopero generale indetto dai sindacati di base, che tra i temi contempla anche (ma non solo e non principalmente) la critica al green pass obbligatorio, e che coinvolge una parte dei portuali.
Il risultato è esattamente quello temuto alla vigilia: già nel primo pomeriggio ci sono centinaia di camion in attesa di entrare e altrettanti autisti assembrati fuori dall’ufficio merci per espletare le pratiche. I piazzali adibiti a parcheggio vengono saturati in poche ore e la coda inizia ad allungarsi sulla rampa d’accesso al terminal. Dopo una notte trascorsa in porto senza servizi di sorta, al mattino seguente (12 ottobre) arriva un’altra tegola: l’app che permette ai camionisti di sapere quando arriva il proprio turno viene disattivata e di conseguenza sono tutti costretti a mettersi fisicamente in coda.
È la goccia che fa traboccare il vaso. I camionisti a quel punto decidono che non entra più nessuno e mettono in atto una protesta spontanea che blocca completamente l’operatività del terminal, nonostante i dipendenti del Psa garantiscano l’apertura dei varchi e il disbrigo delle pratiche.
Nascono momenti di tensione tra camionisti, portuali e dipendenti del terminal e sul posto arrivano polizia e carabinieri. Altri mezzi si incolonnano fino a congestionare il casello autostradale di Pra’, con pesanti ripercussioni sul traffico in A10. Solo in tarda mattinata, con l’intervento della polizia stradale, l’ingorgo viene risolto. Il blocco però rimane e rischia di generare effetti devastanti sui traffici portuali e sulla viabilità.
Numerose erano state le avvisaglie nei giorni scorsi. “I camionisti sono pronti alle barricate“, avvertiva meno di una settimana fa Trasportounito (Genova24 ne aveva parlato già il 1° ottobre) puntando il dito contro le lunghe attese ai terminal portuali, in particolare il Sech che non riusciva a smaltire i picchi di traffico in entrata e generava lunghissime code di camion fino a Genova Ovest. In quel caso però si trattava di problemi strutturali e non di proteste. “Il nostro sciopero è regolarmente autorizzato ed è preannunciato da 15 giorni. Deve essere chiaro che la responsabilità di quello che sta accadendo non può essere scaricata sui lavoratori”, ha ricordato Enrico Poggi della Filt Cgil.
Le aziende dell’autotrasporto avevano chiesto all’Autorità portuale di intervenire sulle concessioni con un provvedimento che garantisse “livelli di servizio adeguati, ovvero numeri di accessi ai varchi, operazioni di carico/scarico e gate out dei mezzi pesanti coerenti con i flussi in arrivo”. Si chiedeva di “completare la tracciabilità delle tempistiche dei veicoli da quando arrivano ai varchi a quando escono dai terminal” e di coinvolgere “anche i nostri committenti responsabili della programmazione super stressata dei cicli di carico/scarico negli stabilimenti lombardi e piemontesi e di conseguenza nei bacini portuali”. Dal canto loro anche gli spedizionieri si erano resi disponibili a ritoccare gli orari di lavoro per venire incontro alle esigenze dei camionisti. Ma le buone intenzioni e gli appelli sono caduti nel vuoto. Fino al gesto eclatante di oggi, che arriva almeno formalmente senza la mediazione di associazioni datoriali o sindacati e che condensa in sé mesi e mesi di disagi.
In tutto questo il tema green pass resta sullo sfondo ma inizia a emergere sull’onda della rabbia. “La protesta è nata perché siamo stufi di tempi d’attesa così lunghi, specialmente durante il cambio turno. Abbiamo sempre lavorato durante il Covid e abbiamo passato ore in coda sulle autostrade a causa dei cantieri. Stanno calpestando la nostra dignità”, specificano i trasportatori intervistati in diretta da Genova24. Ma è vero anche che nei piazzali del terminal Psa alcuni camionisti hanno colto l’occasione per puntare il dito contro il certificato verde: “Molti di noi non sono vaccinati, è una misura discriminatoria – raccontano -. Le ditte devono farsi carico dei tamponi altrimenti non potremo lavorare”. Del resto erano state proprio le aziende a lanciare l’allarme parlando di possibili blocchi e disservizi a partire dal 15 ottobre.
La protesta quindi non c’entra col green pass, “per ora”, sottolinea qualche camionista lasciando intendere che nei prossimi giorni il clima potrebbe cambiare. Il blocco spontaneo a Pra’, insomma, potrebbe essere solo l’inizio di un autunno molto caldo.