Da chiarire

Coronavirus, Corte dei Conti indaga l’Aifa: ‘Rifiutò 10mila dosi di monoclonali gratis’

La magistratura contabile vuole vederci chiaro, visto che pochi mesi dopo lo stesso medicinale fu acquistato a prezzo di mercato

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Genova. L’agenzia italiana del farmaco, l’Aifa, sarebbe oggetto di una indagine da parte della Corte dei Conti per un possibile danno erariale in quanto tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno del 2020 rifiutò l’offerta di 10mila dosi gratuite di un farmaco monoclonale per poi in un secondo momento approvare l’acquisto dello stesso a prezzo di mercato.

La decisione, secondo quanto sta emergendo dalla stampa nazionale, sarebbe arrivata in una riunione dello scorso 29 ottobre 2020 quando le dosi del farmaco sperimentale Bamlamivimab offerte dagli Stati Uniti per tramite del professor Guido Silvestri non vennero prese in considerazione. Scelta che però fu sconfessata qualche mese dopo, quando il ministero approvò l’acquisto dello stesso medicinale però in termini onerosi.

Ed è per questo motivo che la magistratura contabile vuole vederci chiaro: si vuole capire perchè nonostante l’emergenza in corso non si optò per dotarsi di quella opzione, e quali sono stati di conseguenza i maggior esporsi a carico della finanza pubblica. E poi si faranno le considerazioni politiche: aver rifiutato 10mila dosi di monoclonali in quel periodo potrebbe avere avuto un peso determinante per la conta drammatica di morti e ammalati gravi nel nostro paese.

In Liguria le prime cure con i farmaci monoclonali furono fatte nel marzo scorso, riscontrando da subito effetti molto positivi sui pazienti affetti da coronavirus. Lo stesso Matteo Bassetti aveva fortemente voluto questa tipologia di farmaco per le cure del San Martino: secondo gli studi, infatti, gli anticorpi monoclonali abbasserebbero del 70% le ospedalizzazioni e del 70% i decessi.

“L’anticorpo monoclonale – sottolineava Bassetti in occasione delle prime terapie – deve essere somministrato molto precocemente, entro 72 ore dal tampone o entro 10 giorni dall’esordio dei sintomi. Non si può aspettare che il paziente arrivi in ospedale, ma si deve andare a prendere a casa. Lo scopo è quello di far sì che una forma di Covid iniziale non evolva in una forma grave”.

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