Genova. Un’enorme nuova struttura dedicata interamente allo sport, con ambienti per molteplici discipline e parametri costruttivi all’avanguardia per quanto riguarda l’aspetto di sostenibilità ambientale: questo è il progetto del nuovo PalaBombrini, il palazzetto dello sport che potrebbe sorgere proprio alle spalle della storica villa, fiore all’occhiello di Cornigliano.
Un progetto avveniristico e atteso da molti, ma che alla ‘alla prova del rendering’ sta letteralmente spaccando in due il quartiere, e forse l’opinione pubblica dell’intera città: secondo molti, infatti, la grande costruzione impatterebbe eccessivamente con l’ambiente circostante, entrando in conflitto estetico con la villa settecentesca e il suo skyline, considerato uno dei più incredibili esempi architettonici dell’epoca per la nostra città.
Ma andiamo con ordine: nel 2019 il gruppo facebook “Cornigliano la Rinascita”, il riferimento social per la trasformazione del quartiere nella sua lunga fase post industriale, lancia un sondaggio in cui emerge il desiderio da parte dei cittadini di avere “una profonda riqualificazione delle aree a sud-est di Villa Bombrini prevedendo spazi verdi, alberature e l’abbellimento di tutta la zona con la realizzazione di un palazzetto dello sport polivalente con una struttura che possa permettere la pratica di numerose discipline sportive“.
Da lì parte un lungo percorso che porta alla progettazione di una grande struttura da proporre alla città: il progetto infine viene presentato lo scorso venerdì, sempre sui social, alla cittadinanza, con tanto di rendering e lunga descrizione delle sue caratteristiche e funzionalità. Ma la reazione al progetto è dirompente, con una cittadinanza letteralmente spaccata in due tra chi “non vede l’ora” e chi giudica questa idea “mostruosa e incompatibile con il contesto della villa”. Villa il cui parco potrebbe essere letteralmente “messo in ombra” dalle grande costruzione.
La proposta progettuale comprende uno stadio per il rugby posizionato sulla copertura della struttura, omologato per il campionato di eccellenza, e munito di tribune con capienza massima di 1.500 posti a sedere, di cui 500 coperti, spogliatoi, club house e palestra indoor dedicata; una piscina; un pala-atletica indoor regolamentare con una capienza delle tribune da 3.500 posti a sedere, omologato per competizioni nazionali ed internazionali, skybox ed area ristorante annessa; palasport per volley, basket, pallamano e calcio a 5, con capienza massima di 1500 posti a sedere; un’area coperta con due campi polivalenti di basket, quattro campi di volley e un campo di calcio a 5; un’area dedicata all’arrampicata, una per i simulatori di sci, una per il padel, pista per kart elettrici e simulatori guida; wellness e fitness, sale per corsi di boxe, arti marziali, danza, scherma e ginnastica artistica.
Tutto ciò non basta per far scattare la standing ovation che forse qualcuno si aspettava, soprattutto alla luce della lunga memoria di brutture vissute negli ultimi decenni da quel “meraviglioso posto che era Cornigliano”. Su tutte pesa la valutazione senza dubbio negativa di Giacomo Montanari, storico dell’arte, e noto in città per essere ‘Mister Rolli Days’, vale a dire il curatore scientifico e divulgatore della più importante rassegna dedicata alla storia dell’arte architettonica della città: “Villa Durazzo Bombrini ha vissuto una buona fetta della sua storia recente all’ombra di un colossale gasometro. Come è costume ogni qual volta si tratta di gasometri, era solamente lui, il Mostro, a dover essere abbattuto. Senza condizioni. E infatti, quando si procedette a farne giustizia, tutti furono contenti e sereni – scrive Montanari – Ma che oggi, dopo che i molti progetti sulla riqualificazione di Cornigliano, coordinati col restyling della via omonima – vanno nella direzione di creare uno spazio verde o comunque desaturato di costruito (che manca in quest’area) si proponga un altro ‘Mostro’, mi pare veramente inaccettabile“.
“Questo “palabombrini” – continua Montanari in un lungo post su facebook – non è il relitto della storia industriale della città, come il vecchio gasometro, ma è la volontaria e spregiudicata riproposizione della medesima servitù soltanto voluta, pagata e progettata, denotando la più totale, completa e (credo) un po’ colpevole dimenticanza della storia – anche recente – di quel territorio. Un progetto che è palesemente privo di ogni buon senso“. Chiaro.
Alle tante critiche arrivate sulla pagina ufficiale di Cornigliano la Rinascita, la risposta arriva a breve giro: “Nulla e perfetto, tutto è migliorabile. Dovremmo però ricordaci da dove veniamo. Un’altro futuro per Cornigliano è possibile”. Questo il testo del post, corredato da alcune immagini del ‘prima’, cioè di come era il quartiere durante “gli anni dell’acciaio”, affogato tra industria, gas e inquinamento. Una risposta che però non fa altro che alimentare ulteriormente il dibattito.
Insomma, senza giri di parole il progetto così come presentato sarebbe molto lontano dal “sogno” che si vorrebbe all’orizzonte con questa costruzione. E anche se sono in molti a sottolineare come una struttura del genere sarebbe la prima in città per completezza di offerta e modernità di realizzazione, le critiche al progetto non si fermano e incalzano di ora in ora. La strada per la riqualificazione è ancora lontana dalla sua fine?