Genova. In vista dello sciopero generale dell’11 ottobre convocato da diverse sigle del sindacalismo di base e a cui hanno recentemente aderito anche diversi comitati no vax (in quanto tra le rivendicazioni c’è anche la critica del green pass), il sindacato Usb con una nota decide di mettere i punti sulle “i” per evitare fraintedimenti.
“A scanso di equivoci – dice la nota di Usb – riteniamo che il vaccino sia, allo stato dell’arte, il più importante e utile strumento sanitario per contrastare la pandemia da Sars – Covid 2, assieme all’utilizzo delle mascherine, del distanziamento e del tracciamento”. Per questo Usb fin dall’inizio della pandemia “si è mobilitata per la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici in tutti i luoghi di lavoro, convocando uno sciopero generale a marzo 2020 per il rilancio e la difesa della sanità pubblica, e conducendo una campagna nazionale ed internazionale assieme alla Federazione Sindacale Mondiale per la totale gratuità, riproducibilità e diffusione dei vaccini togliendo il vincolo dei brevetti”.
Critica invece la posizione del sindacato circa l’obbligo di green pass per andare al lavoro, giudicata da Usb una scelta “sbagliata, discriminatoria e lesiva dei diritti dei lavoratori. Sbagliata perché non è una misura sanitaria, come dimostra il fatto che anche i vaccinati in possesso del green pass sono potenzialmente veicolo di contagio, discriminatoria, perché lede il diritto di ciascuno di scegliere se fare o non fare il vaccino, pur rimanendo intatta la nostra posizione di assoluto favore all’utilizzo da parte di tutti di questa misura sanitaria e lesiva, in quanto nega il diritto al lavoro a chi ha scelto di non vaccinarsi, visto che non esiste una disposizione di legge che obblighi al vaccino”.
Per il sindacato di base, posizione largamente condivisa da tutti i sindacati, “la richiesta di esibire il green pass per poter accedere ai luoghi di lavoro è evidentemente misura tesa ad indurre surrettiziamente a vaccinarsi senza assumersi alcuna responsabilità e introduce elementi di controllo sulla salute dei lavoratori, sulle loro scelte e sui loro comportamenti che non sono consentiti in alcun modo né dalle leggi né dai contratti collettivi nazionali di lavoro, fino ad arrivare a sostenere che il green pass sia obbligatorio persino per chi è in smart working! Analogamente la richiesta in alternativa di un tampone ogni 48 ore, a totale carico dei lavoratori, è misura vessatoria che paradossalmente implica che i lavoratori debbano pagare per andare al lavoro”.
Per Usb “la tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, e l’eliminazione dei rischi sui luoghi di lavoro, sia di stretta e unica competenza dei datori di lavoro pubblici e privati, che sono obbligati, in particolare in ottemperanza a quanto disposto dalla Legge 81/2008 a mettere in atto ogni misura necessaria ad eliminare i rischi alla fonte. Nel caso della pandemia in corso le misure necessarie sono state definite nei protocolli che prevedono la distribuzione di DPI (dispositivi di protezione individuale) cioè mascherine a norma; la garanzia del distanziamento tra le persone all’interno dei luoghi di lavoro e l’istallazione di divisori, il tracciamento e la immediata operatività della quarantena ove si individuassero soggetti o focolai di infezione nei luoghi di lavoro, la presa in carico del costo dei tamponi”.
Domani mattina intanto al Cap tutte le organizzazioni e i movimenti che stanno organizzando la manifestazione genovese nell’ambito dello sciopero generale dell’11 ottobre hanno convocato una conferenza stampa per spiegare le ragioni della mobilitazione che è stata convocata ben prima dell’introduzione del green pass ed è collegata piuttosto soprattutto ai diritti dei lavoratori, alla sicurezza sul lavoro e contro le politiche del governo: “L’indizione dello sciopero, e quindi la piattaforma di convocazione di forte contrasto alle scelte di politica economica e sociale del governo Draghi/Bonomi, è stata decisa prima che si affacciasse l’ipotesi dell’allargamento ai luoghi di lavoro dell’obbligatorietà del green pass, la cui critica non è quindi nella piattaforma dello sciopero“.