Custode della memoria

Archivio di Stato, in arrivo nuove limitazioni. Montanari: “Rischio chiusura sempre più reale”

Nei prossimi giorni scatteranno nuove limitazioni per la consultazione dei documenti, sempre più 'inaccessibili'

montanari giacomo archivio di stato

Genova. Ricerche limitate a pochi documenti, da ‘spartirsi’ tra studiosi e ricercatori. Questa la nuova regola che entrerà in vigore nei prossimi giorni per la consultazione dell’Archivio di Stato di Genova, uno dei più ricchi del continente e che ogni anno ‘attira’ decine di ricercatori e accademici da tutto il mondo, ma che sempre di più sta diventando inaccessibile.

A lanciare l’allarme Giacomo Montanari, ricercatore di Storia dell’Arte presso l’Università degli Studi di Genova, meglio conosciuto come ‘Mister Rolli Days’, essendone il curatore scientifico: “Con l’arrivo del Covid la struttura è stata chiusa, comprensibilmente – ci spiega – ma ora che tutto è riaperto sono tante, troppe le restrizioni che di fatto impediscono la fruizione di uno degli archivi più ampi del mondo, che può vantare l‘unica collezione ininterrotta di atti notarili dal XI secolo al dopoguerra“.

Un vero tesoro, sempre più inarrivabile: “E’ di queste ore la notizia che dai prossimi giorni le ricerche saranno ulteriormente ridotte, con un massimale di 5 documenti consultabili a testa per un totale complessivo di 40 al giorno tra tutti i ricercatori”. Un vero caos, visto che spesso chi fa ricerca archivistica sa cosa cercare ma non sa precisamente dove, e quindi passa al setaccio decine di documenti alla volta per seguire le tracce di un fatto o ricostruirne il contesto. Senza contare che ad oggi i giorni di apertura sono ridotti all’osso, dal martedì al giovedì.

Un luogo prezioso e insostituibile, quello dell’Archivio di Stato, che, sebbene frequentato soprattutto da addetti ai lavori, ha restituito alla città conoscenze e informazioni vitali per la storia e la cultura: “La certificazione Unesco del sistema dei Rolli è stata possibile grazie alle carte custodite nell’archivio genovese, che tra le altre cose conserva il più antico e certo documento sulla genovesità di Cristoforo Colombo“. Ma non solo: “Qua sono conservati di disegni progettuali dei grandi palazzi e delle chiese genovesi, le donazioni, le carte di costruzione di molti quartieri cittadini. Insomma la nostra storia e la nostra identità, che non è solo pesto, focaccia, Boccadasse e pescatori da cartolina.

“Il problema ovviamente non è solo quello che vediamo oggi – spiega Montanari – le strutture di questo genere del nostro paese sono tutte sotto organico e la politica di fatto non investe e non tutela questi scrigni tangibili e insostituibili della memoria”. Una situazione che sta già portando a delle chiusure, come quella della sede distaccata di Camerino, Macerata, sede di una delle più antiche università del paese. Mentre il tutto il mondo si procede con l’apertura degli archivi e la loro digitalizzazione, a Genova e in Italia si procede in senso contrario, con sempre meno investimenti e risorse dedicate. E all’orizzonte il cielo è sempre più cupo. Ma che futuro avremo senza Memoria.

 

 

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