Genova. La consegna del Terzo Valico potrebbe slittare a fine 2025. È quanto è emerso negli scorsi giorni dalle riunioni tra sindacati e aziende affidatarie dei cantieri di Cravasco e Fegino-Polcevera che hanno chiesto l’approvazione di alcune varianti progettuali. Un ritardo pesante, dovuto al blocco dei lavori nelle ultime settimane che in parte persiste tuttora sul versante genovese, ma anche alle modifiche stesse che comporteranno lavorazioni aggiuntive con relativo allungamento delle tempistiche.
“Nell’interlocuzione con le imprese abbiamo appreso che ci potrà essere uno slittamento anche di un anno – spiega Andrea Tafaria, segretario ligure della Filca Cisl -. Le aziende affidatarie pensavano di poter partire già a settembre, ma la variante nel cantiere di Fegino è ancora bloccata e, se anche arrivasse il via libera, non si potrà comunque iniziare subito. Si parla di scavi maggiori, anche se non sappiamo esattamente quale sia la cifra aggiuntiva. Sicuramente il ritardo c’è. A questo punto confidiamo nel commissario Calogero Mauceri, che finora ha lavorato bene, sperando che sblocchi definitivamente la situazione”.
Lunedì i lavoratori si riuniranno in assemblea sindacale. E lì, se non arriveranno notizie positive entro il fine settimana, si deciderà probabilmente per lo sciopero martedì con corteo e presidio a Genova sotto la Prefettura e la Regione. “Qualcosa si è già sbloccato grazie a Toti e al commissario, che per fortuna non ha preoccupazioni e conta di risolvere tutto – riferisce Tafaria – ma ci sono ancora diversi ostacoli”.
La vicenda si protrae ormai dall’estate con evoluzioni diverse sui due fronti. A Cravasco il cantiere si era fermato poco dopo Ferragosto quando il consorzio Ctg formato da Pizzarotti e Collini aveva annunciato la cassa integrazione per 300 lavoratori. Nel frattempo i lavori sono ripartiti e tutte le maestranze sono tornate all’opera. Fondamentale la mediazione di Maugeri tra Rfi, il general contractor Cociv e l’affidataria che non riuscivano a trovare un accordo economico sulla variante progettuale che era rimasta così congelata.
Sul maxi lotto di Fegino-Polcevera erano invece 350 i lavoratori di Pavimental a rischio cassa integrazione per lo stesso problema. Ad oggi 100 di loro sono stati trasferiti su altre opere a Barberino di Mugello e Ancona, in modo da alleggerire un cantiere che per ora va avanti a regime ridotto. Si tratta però di una soluzione provvisoria con orizzonte di appena un mese: a ottobre, se non sarà risolta l’empasse, si tornerà al punto di partenza.
Nel frattempo il cronoprogramma scivola sempre più avanti nel tempo. L’ultima data di consegna, già aggiornata secondo i ritardi provocati dalla pandemia, diceva fine 2024 per la piena operatività della linea ad alta velocità verso Milano e Torino. Ma adesso, sia a causa degli intoppi di tipo burocratico sia per l’entità stessa delle varianti, si parla di una riprogrammazione spostata di ben 12 mesi. Timori che tanto il governatore Giovanni Toti quanto Rfi si affrettano a smentire, ma che i costruttori hanno espresso più volte alle riunioni coi sindacati.
E mentre si prepara la protesta per scongiurare il rischio di cassa integrazione e licenziamenti, i sindacati ricordano che “a Fegino l’approvazione della variante significherebbe non solo il rientro di tutti i lavoratori dislocati in Italia, ma 100 nuove assunzioni“. Intanto, però, più il tempo passa, più i ritardi si concretizzano sulla tabella di marcia. “I cantieri non possono ripartire dall’oggi al domani, ci sono tempi lunghi per l’acquisto dei materiali – osserva in conclusione Tafaria -. Mauceri finora ha lavorato benissimo, confidiamo che risolva anche il problema con Pavimental”.