Genova. La campagna olearia 2021/22, mediamente, si annuncia in leggera ripresa rispetto a quella dello scorso anno, ma con forti differenze tra il Nord e le aree del Centro e del Sud. Confagricoltura presenta le stime del comparto mentre si svolgono le prime operazioni di raccolta delle olive in Sicilia.
La qualità è buona, e in generale gli operatori sono soddisfatti per lo stato fitosanitario delle drupe – spiegano i tecnici dell’Organizzazione – L’umidità controllata ha infatti contribuito a contenere gli attacchi di mosca, ma la mancanza d’acqua, dovuta a un’estate particolarmente asciutta, limiterà la resa in molte province olivicole.
“In Liguria – sottolinea il presidente della sezione olivicola di Confagricoltura Liguria, Armando Schiffini – la riduzione arriverà al 50% per fitopatologie che a luglio hanno provocato cascola di frutti sani“.
“Quest’anno – continua Schiffini – da Ponente a Levante, paghiamo a caro prezzo l’accentuarsi di due fitopatologie già presenti negli anni scorsi ma che mai avevano prodotto danni evidenti come in questa stagione olivicola”.
“Innanzitutto in buona parte della provincia spezzina, sono stati segnalati molti casi di ‘cecidomia’, ovvero un insetto che depone le uova all’interno delle foglie compromettendone l’importante funzione fisiologica svolta per la pianta. Un altro problema – continua per Confagricoltura Liguria, Armando Schiffini – che interessa invece tutta la Liguria, è un fenomeno di cascola precoce delle olive, o il loro dissecamento sulla pianta, già dal mese di luglio”.
Purtroppo quest’ultima è un’avversità che si sta verificando in altre regioni del nord Italia, come il Veneto e la Lombardia, ma al momento la ricerca scientifica non è ancora in grado di individuarne in maniera certa la causa. “Come Confagricoltura Liguria – chiude Schiffini – abbiamo segnalato il problema agli enti regionali preposti ed appena avremo indicazioni sul da farsi daremo suggerimenti alle nostre azienda sugli interventi da produrre in campo per ridurre l’attacco di questo patogeno”.
L’Italia è il primo importatore mondiale di olio di oliva (da Spagna, Grecia, Tunisia, Portogallo) e il Paese che ne consuma di più: quasi 13 litri/anno pro capite. L’Italia è il secondo produttore, dopo la Spagna e secondo esportatore mondiale. Il 50% dell’export nazionale è concentrato su quattro Paesi, in primis gli USA, che accolgono il 30% del prodotto tricolore, poi Germania, Giappone e Francia. La produzione italiana copre mediamente il 15% di quella mondiale (a fronte del 45% in media della Spagna).
La produzione nazionale è concentrata in 3 regioni (Puglia 49%, Calabria 14%, Sicilia 11%), è tendenzialmente in calo e soggetta a una eccessiva variabilità. Negli ultimi 4 anni si registra una diminuzione media del 55%.
Il dato ligure va chiaramente letto in ambito di “Nord Italia”. Qui vediamo che la lettura regionale, riferita al 2020, indica per il Nord un dato ovvio ma non scontato: Toscana e Liguria sono le principali produttrici; con un aumento per la Liguria del 100 % in termini di tonnellate prodotte, anche se nel quinquennio 16-20 la nostra realtà risulta molto altalenante.
Certamente, però, il dato è indice di un trend di professionalizzazione della nostra olivicoltura regionale cui fa seguito un ultimo dato molto interessante: la nostra unica DOP (Riviera Ligure) è al quinto posto in Italia per tonnellate prodotte in % sul totale nazionale.