La rete

Scoperto traffico di falsi minori non accompagnati: passavano da Genova per entrare nel circuito dell’accoglienza

La destinazione finale era Torino, dove una rete di connazionali preparava il terreno

minori abbandonati

Genova. A partire dai primi mesi del 2019, la polizia di Torino, coadiuvati dai colleghi genovesi, ha messo a fuoco il fenomeno di minori stranieri non accompagnati di nazionalità albanese che si presentano presso luoghi istituzionali dichiarando, falsamente, il loro stato di abbandono. Un fenomeno che ha visto il passaggio presso la nostra città, in cui è attivo il collegamento aereo diretto con Tirana.

Lo schema seguito era sempre lo stesso: i minori giungevano in Italia via nave, aereo o autobus accompagnati, generalmente, da un genitore; una volta a Torino, venivano ospitati da sodali (parenti o amici), presenti in loco e conoscitori del territorio cittadino, che li accompagnavano nei pressi di un Ufficio di Polizia (in pochi casi direttamente all’Ufficio Minori Stranieri del Comune di Torino). Nello specifico l’accompagnatore seguendo a distanza il minore, magari fingendo di essere impegnato in una conversazione telefonica, indicava la strada per raggiungere l’Ufficio di Polizia prescelto, salvo poi allontanarsi una volta che il minore fosse stato preso in carico da parte degli operatori di polizia.

Di qui il successivo inserimento nei programmi di assistenza del Comune, curati fino alla maggiore età dall’Ufficio Minori Stranieri della città di Torino e riservati ai minori in difficoltà, con l’attivazione di un’accoglienza che prevede un alloggio idoneo e sicuro, nonché servizi di supporto tesi a garantire, al meglio, l’interesse superiore del minore ed il suo benessere, a partire dall’avviamento scolastico.

Tra le varie storie è significativa quella di Elin (nome di fantasia), giunto in Italia nel 2019, all’età di quindici anni, attraverso la frontiera terrestre di Trieste a bordo di un autobus in compagnia del padre. Elin si è presentato presso gli Uffici della Polizia Ferroviaria della stazione di Torino “Porta Nuova” dichiarandosi minore non accompagnato. Dalle immagini di videosorveglianza si vede che il minore viene indirizzato presso gli uffici predetti da due soggetti.

Elin, da subito, ha espresso la volontà di fare rientro in Albania quanto prima, palesando uno stato di disagio ed angoscia anche presso la comunità ospitante. Successivamente è stato messo in atto il suo rimpatrio assistito, ad opera delle assistenti sociali dell’Ufficio Minori Stranieri del Comune di Torino, le quali sono riuscite a contattare i genitori in Albania ed a spiegare loro lo stato in cui versava il figlio. Nel chiedersi per quale motivo il padre di Elin avesse scelto per il figlio la città di Torino come destinazione, si è risaliti alla presenza in città di un cugino del minore, a sua volta ex minore non accompagnato, che era stato ospite di una delle comunità di Torino anni prima e, pertanto, conoscitore delle procedure.

I 60 componenti del sodalizio, individuati grazie all’analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza e alle identificazioni effettuate con la collaborazione degli agenti anche genovesi sono chiamati a rispondere dei reati di truffa aggravata in concorso ai danni della Pubblica Amministrazione, di favoreggiamento della permanenza illegale di stranieri nello Stato, di falsa attestazione o dichiarazione a Pubblico Ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o di altri, con pene che vanno dai 3 agli 11 anni.

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