Genova. Il salario minimo? “Temo che sia più un tema di trattativa di relazione industriale che non di legge del Governo. L’importante è che il lavoro ci sia”. È la posizione del presidente ligure Giovanni Toti su un tema in questi giorni in cima all’agenda politica nazionale.
“L’obiettivo prioritario” per il governatore Toti “è scardinare quel sistema di reddito di cittadinanza che non vuol dire togliere a chi ha bisogno il sussidio che gli è stato dato e che ha avuto una sua utilità in questo momento difficile, vuol dire collegarlo in modo diverso al mercato del lavoro, cioè spingere le persone che prendono soldi pubblici per vivere a imparare un mestiere, o meglio farlo, quindi concentrare quei soldi sulle imprese che assumono e sugli enti di formazione”.
Intanto non compare alcun provvedimento sul salario minimo nella bozza della nota di aggiornamento al Def all’esame del Consiglio dei ministri che comprende 20 disegni di legge collegati alla manovra: tra questi un ddl per l’aggiornamento e il riordino della disciplina in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, un ddl per la revisione degli incentivi alle imprese e il potenziamento e la semplificazione del sistema degli incentivi alle imprese del Mezzogiorno, mentre un ddl punta allo sviluppo delle filiere e a favorire l’aggregazione tra imprese e un altro ancora riguarda la revisione di alcune norme del codice della proprietà industriale.
No al salario minimo anche da parte di Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio: la soluzione per combattere il dumping sociale” non è il salario minimo per legge” ma “è il contratto collettivo nazionale: quello stipulato da parti realmente rappresentative, che garantisce retribuzioni adeguate e un moderno sistema di welfare sanitario e previdenziale”. “I contratti – ha sottolineato Sangalli – restano un formidabile strumento di tutela e di promozione, non solo del lavoro, ma in generale delle persone e delle loro competenze”.
“In questo momento in cui il lavoro riparte occorre evitare che il nostro Paese soffra di carenza di manodopera perché non ha le professionalità o peggio perché le persone si sono disabituate al lavoro“, conclude Toti.