Genova. Sono partite le prime “diffide ad adempiere” indirizzate agli insegnanti che negli scorsi giorni si sono rifiutati di esibire il green pass per entrare a scuola negli istituti della provincia di Genova. “Sono casi estremamente ridotti, nell’ordine delle unità – spiega Angelo Capizzi, presidente genovese dell’Associazione nazionale presidi -. Non hanno voluto nemmeno fare il tampone per entrare. I colleghi hanno inviato loro una diffida avvisando che dopo il quinto giorno, qualora non provvedano a mettersi in regola, scatterà la sospensione”.
Al momento il fenomeno non sembra essere rilevante anche se riguarda allo stesso modo docenti assunti con contratto a tempo indeterminato, docenti con incarico a scadenza e supplenti: per i primi dopo cinque giorni di assenza ingiustificata (anche non consecutivi) scatta la sospensione e il blocco dello stipendio, per gli altri scatta la “non individuazione”, cioè la decadenza dall’incarico e la revoca dell’assunzione.
Oggi era un’altra giornata chiave perché gli istituti hanno dovuto registrare la presa di servizio degli incarichi annuali secondo le graduatorie compilate dal provveditorato: “In alcune scuole – riferisce Capizzi – si sono presentati anche 50 o 60 docenti. Abbiamo avuto solo un paio di casi di rifiuto, anche in questo caso si trattava di persone che, pur potendo fare un tampone in giornata per mettersi in regole, non lo hanno prodotto”. Passati i cinque giorni fissati dal decreto potranno dire addio all’incarico per questo anno scolastico.
Nel frattempo molti dirigenti scolastici stanno tentando un’opera di moral suasion per convincere i non vaccinati a sottoporsi all’iniezione. Secondo il report settimanale di venerdì scorso sono poco più di 2.700 le unità di personale scolastico in Liguria che ancora non hanno ricevuto nemmeno una dose. Numeri che, se confermati, scatenerebbero più di un problema in vista dell’inizio delle lezioni fissato al 15 settembre.
Al momento, però, le previsioni dei presidi non sono così negative: “Sia la sentenza del Tar del Lazio sia l’assenso obtorto collo al green pass per lavoratori pubblici in ambito sindacale ci dicono che c’è una generale accettazione. Contiamo anche sul senso di responsabilità dei nostri colleghi che, correttamente e in modo gentile, hanno indicato le modalità per sopperire alla mancanza del certificato indicando le farmacie che comunicano il risultato del tampone alla Asl per ottenere il green pass“, conclude Capizzi.